da EXCALIBUR 69 - maggio 2012
Isabella Luconi ci ha lasciato
Una vita interamente dedicata ad inseguire un ideale
Isabella Luconi se n’è andata
il 15 maggio ad appena 54 anni di età.
Nel 1971 era entrata quattordicenne nel Fronte della Gioventù di Ancona, dove si distinse subito. Poi, al seguito della famiglia, l’anno dopo entrò a far parte del FdG di Cagliari, conquistando tutti
con il suo fresco entusiasmo.
Non era tipo da salotto e lo dimostrò affrontando con decisione i gruppi studenteschi di sinistra che spadroneggiavano nella sua scuola, il Pacinotti. Quei facinorosi, com’era costume dell’epoca,
tentavano di impedire a lei e ai ragazzi di destra di prendere la parola durante le riunioni o di distribuire i volantini del FdG.
Il 15 Gennaio del 1975, durante un volantinaggio del Fronte guidato da lei, nel piazzale della scuola scoppiò una piccola baruffa con gli avversari. Piombò immediatamente la polizia, che
arrestò proprio i ragazzi del Fronte. Erano in sette, compresa Isabella che aveva appena diciassette anni. Passarono cinque giorni in carcere a Buoncammino, neanche fossero terroristi, loro che
avevano reagito all’aggressione. Fu l’Avv. Manfredi Serra, figura indimenticabile del Msi di Sardegna e dirigente nazionale del partito, sempre presente coi ragazzi del Fronte, a difenderli durante
il processo e a tirarli fuori.
Contro ogni aspettativa, dopo qualche tempo, vinse la battaglia giovanile del Pacinotti, impegnandosi quindi nelle altre lotte politiche del glorioso Msi. Gianfranco Anedda, in quel tempo presidente
del Gruppo regionale del Msi-Dn e Segretario provinciale del partito, la volle, ancora ragazzina e tra lo stupore di tutti, nella Giunta provinciale affidandole diversi importanti incarichi.
Anedda, uomo pratico, aveva capito che Isa era capace di inventarsi dal nulla eventi e manifestazioni, cosa assai importante per il partito di allora, privo di risorse, emarginato, ma fortissimo
grazie ai suoi militanti. Il matrimonio con Roberto Aledda, lungo, felice e allietato dall’arrivo di Marco, le diede grandi soddisfazioni familiari. Proseguì gli studi laureandosi in Scienze Sociali
e in Scienze Politiche, nonostante l’impegno del lavoro e le precarie condizioni di salute, senza mai lasciare la politica.
Oltre che alla famiglia, dedicò vita e lavoro nell’assistenza ai deboli, ai disabili e agli emarginati.
Per il suo funerale la chiesa era affollata di gente che da lei aveva ricevuto bene e parole di conforto. Le numerosissime corone di fiori messe sul piazzale della Chiesa di San Pietro di Assemini
dalle associazioni e dalle autorità hanno testimoniato l’affetto che la gente le restituiva nell’ultimo incontro.
Gli amici del Fronte della Gioventù, di Azione Giovani, Azione Universitaria, dell’Associazione Ambiente e/è Vita e dell’Associazione Vico San
Lucifero, della quale lei fu il primo e più entusiasta fondatore, le hanno dedicato corone di fiori.
Prima di andarsene ha chiesto che sul petto le venisse posato un piccolo, vecchio gagliardetto del Fronte della Gioventù, che le apparteneva e dal quale non si voleva separare. Paolo Camedda,
Presidente Onorario di Vsl, ha voluto avvolgere la bara con una bandiera tricolore, quasi a volerlaproteggere con la bandiera della
Patria.
Durante la tumulazione, i suoi amici di sempre l’hanno voluta salutare e il suo spirito se n’è andato «planando sopra un bosco di braccia
tese».
Isabella Luconi: un esempio per la gente di destra
La sua mente lucida ha spesso precorso i tempi
L’ultima grande manifestazione presieduta da Isabella fu nell’ottobre del 2009. All’epoca era
il Vice Presidente dell’Associazione Vico San Lucifero e si trovava nel pieno dell’attività fisica e intellettuale. Stava molto bene ed era di buon umore. Non si dava pace per lo sconquasso generale
della “destra” italiana, non riusciva a farsene una ragione. Come del resto non riuscivamo a farcene una ragione tutti noi.
Durante una riunione nello studiolo di Giorgio Milia aveva proposto di fare un convegno sulle tematiche del lavoro e della socializzazione delle imprese, affrontate con la nostra ottica. Chissà se
riusciremo a riempire la sala, borbottarono alcuni.
Invece fu un grandissimo successo. Avevamo diffuso via mail e al telefono la notizia del convegno “di destra”, ma nessuno si aspettava che la grande sala del Lazzaretto del Borgo Sant’Elia di
Cagliari si sarebbe riempita. Il fatto è che moltissima gente aspettava quel momento di incontro, voleva vedere in faccia gli amici, capire se ci si poteva ritrovare, se c’era ancora la voglia di
battersi malgrado la scomparsa del glorioso Msi e di An, ultimo pilastro di una casa che si sfaldava, non certo per colpa nostra.
Isa aveva voluto invitare i sindacati, tutti. Infatti, aderirono impegnandosi a svolgere una relazione Maurizio Melluzzi della Cgil, Fabrizio
Carta della Cisl, Giacomo Meloni della Ccs, Piergiorgio Piu dell’Ugl. Il presidente di Vsl, Efisio Agus, presentò brevemente il convegno e subito diede la parola a Isabella per illustrare le vicende
storiche del concetto di partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese.
Sul tavolo della presidenza, Isa aveva al fianco i sindacalisti. Cominciò prendendo la questione alla larga. Svolse una magnifica rivisitazione storica del pensiero cattolico e del sindacalismo
nazionale che aveva portato alla genesi della socializzazione. Quando si avviava alla conclusione le affiorò sulle labbra un
sorrisetto malizioso, di quelli che sapeva fare quando voleva chiudere un discorso con la logica del ragionamento. In questo era
insuperabile.
Ad un certo momento, allargò le braccia quasi per scusarsi e infine lo disse con un sorriso disarmante: «Insomma, dopo tante elaborazioni culturali, dopo tanti tentativi e imitazioni, alla fine
soltanto durante la Repubblica Sociale Italiana la socializzazione approdò in un Decreto legge, immediatamente abolito dal Cln dopo il 28 aprile 1945».
Concluse con una grande risata, che coinvolse pubblico e sindacalisti di tutti i colori: «Ecco, l’ho detto. Mi sono sforzata, ma non c’era altro modo per ricordare una verità storica».
Gli altri relatori, compreso l’onesto Melluzzi, iniziarono i loro interventi partendo proprio da dove Isa aveva
finito.