isabella luconi
isabella luconi

 

 

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 

FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE

 

 TESI DI LAUREA IN SCIENZE POLITICHE

  

Candidata

 

ISABELLA LUCONI

 

 

“BRIGATA MUSSOLINIA”

 

UNO SPECCHIO DEL TEMPO

 

 

RELATORE

  

CECILIA DAU NOVELLI

  

ANNO ACCADEMICO 2009/2010

 

  

INDICE

  

CAPITOLO 1 : Introduzione

 

 1.1 l’Italia e le bonifiche……. pag. 3

 

1.2 Il fascismo e la politica agrariapag. 5

 

1.3 La Sardegna e le bonifiche … pag. 7

 

CAPITOLO 2 : Uno specchio del tempo

 

2.1 Fascismo e propaganda …… pag. 9

 

2.2 Mussolinia……………………. pag. 12

 

2.2 Donne e fascismo……………..pag. 14

 

CAPITOLO 3 : Brigata Mussolinia

 

3.1 Premessa …………………… pag. 16

 

3.2 1934………………………….. pag. 17

 

3.3 1935………………………….. pag. 24

 

3.4 1936………………………….. pag. 28

 

CAPITOLO 4: La fine di un’epoca

 

4.1 1937 avvenimenti e contenuti: una sintesi d’insieme.................................... pag. 34

 

4.2 Conclusioni………………... pag. 37

 

Bibliografia……………….............pag. 38

 

CAPITOLO 1

Introduzione

 

 

1.1 L’ITALIA E LE BONIFICHE

Con il termine “Bonifica” si definisce il complesso delle opere necessarie per rendere un territorio suscettibile di utilizzazione agricola o per aumentarne significativamente la produttività.

 

La Penisola Italica è sempre stata, a causa delle ricorrenti invasioni delle acque di piena nelle zone di pianura , un territorio dominato dagli acquitrini e dalla malaria, si può leggere una sintesi storica su questo argomento nel preambolo del disegno di legge finalizzato ad istituire il 21 Marzo la “giornata nazionale dei bonificatori” presentata nella XVI legislatura dal senatore Stiffoni. Si legge:

 

Furono gli Etruschi a realizzare canali di scolo in vaste aree della Maremma,.

 

E’ però con la conquista Romana che possiamo parlare di una prima e vera bonifica. Fu realizzata da Appio Claudio che nel IV secolo a.C, attuò il primo prosciugamento della palude di Terracina.[1]

 

Un’idea di bonifica permanente inizia invece con Giulio Cesare e viene completata dall’imperatore Claudio, entrambi i due imperatori concepiscono un sistema di divisione fondiaria che va sotto il nome di Centuriazione, ma poi con le invasioni barbariche si ebbe un progressivo abbandono delle campagne, per cui il sistema centuriale si sfaldò lasciando il posto al dilagare di boschi e paludi.

 

L’inselvaticamento dell’ambiente non era certamente un problema per i popoli germanici in quanto la loro economia era basata in prevalenza sulla caccia e sull’allevamento brado.

 

Nell’VIII secolo, la densità demografica era inferiore a 3 abitanti per chilometro quadrato, gli uomini dell’epoca vivevano immersi in una paesaggio di grandi foreste sempre più folte, le terre coltivate e i luoghi abitati erano strappi superficiali in un manto di boschi senza interruzione

 

E’ solo a partire dal secolo VIII, grazie anche all’opera dei grandi monasteri benedettini, che ha inizio con la prima fase della colonizzazione medioevale, l’ assegnazione delle terre ad affittuari coltivatori i quali si impegnarono in opere di dissodamento delle terre avute in concessione.

 

Fra i secoli XI e XIII, con la crescita demografica, e grazie ai Comuni prima, e alle Signorie dopo, si ebbe una ulteriore accentuazione degli interventi di bonifica, che va però modificandosi nel tardo medioevo quando addirittura si assiste alla riconversione delle terre coltivate in boschi prati e paludi.

 

Dalla metà del 500 si ha un ritorno agli interventi di bonifica con il risanamento delle Polesine, la bonifica della valle di Chiana e della Maremma Grossetana, e l’avvio del risanamento delle paludi Pontine.

 

Mentre si deve ai Vicerè Spagnoli e ai Borboni il risanamento non solo del territorio di Napoli, ma anche della zona del Vallo di Diano e della piana del Fucino. [2]

Non mancò durante il Rinascimento, periodo in cui vennero alla luce l’umanità e la coscienza moderna, una attenzione particolare all’ambiente che aprì la strada nel 700 al mito della bonifica, grazie anche all’ opera delle dottrine fisiocratiche che si imposero con tale forza da portare ad interventi radicali quale il taglio della grande macchia di Viareggio, considerata insalubre, per i fisiocratici infatti l’agricoltura era il momento di creazione di quel prodotto netto, che fornisce un margine di reddito atto ad essere reinvestito nella produzione di nuovi beni, i fisiocratici vedevano infatti nella terra la base della ricchezza. [3]

 

Durante l’ottocento si assiste alla proliferazione di leggi e decreti in materia di bonifica, ma la prima legge veramente organica è quella del 1882 ideata dal grande idraulico Alfredo Baccarini (1826-1890) essa partiva da una classificazione degli interventi basata sull’interesse economico ed igienico dei singoli risanamenti.

 

Siamo all’indomani dell’unità d’Italia, un’Italia però ancora unita solo da uno Statuto Albertino ma profondamente divisa nell’assetto economico e sociale.

Ed è proprio la campagna il terreno dove maggiormente si acuiscono le tensioni sociali e dove maggiormente si intensificheranno le lotte politiche.

La crisi dello stato liberale e la grande guerra sono il quadro generale nel quale collocare i mutamenti sociali e le lotte di classe che portarono all’ascesa del fascismo e alla successiva intensificazione di tutti i progetti di bonifica dei territori.

 

Il conflitto si era chiuso con un bilancio gravissimo: 680.000 morti, 500.000 mutilati ed invalidi e un milione di feriti. L’Italia conservava fondamentalmente la sua fisionomia di paese ad economia mista : agricola ed industriale.

 

La mobilitazione bellica aveva favorito la proliferazione e l’ingrandimento delle fabbriche soprattutto di quelle siderurgiche meccaniche e tessile ma sorsero anche quelle chimiche e quelle elettriche.[4]

 

Durante la prima guerra mondiale, nell’agricoltura si era invece realizzato un processo inverso a quello industriale,le terre erano state abbandonate, e il settore agricolo non era certamente stato favorito dallo Stato. Si arricchiscono con il mercato nero solo i medi proprietari agricoli che alla fine del conflitto avranno possibilità di reinvestire i lauti guadagni ottenuti con il mercato nero. E questo avviene soprattutto al Nord, mentre contadini, coloni,mezzadri attendono il riconoscimento dallo Stato,e il mantenimento delle promesse fatte dopo Caporetto (3). Ma le riforme promesse si rivelarono semplici parole. L’unica concreta iniziativa governativa fu la creazione nel 1917 dell’organizzazione nazionale combattenti (ONC), concepita per facilitare l’inserimento nella vita civile dei reduci, ebbe poi un ruolo importante nei progetti di bonifica dell’Agro Pontino, all’ONC fu infatti affidata la gestione dei 2953 poderi. [5]

 

 1.2 IL FASCISMO E LA POLITICA AGRARIA

 

 Con l’avvento del fascismo, la politica economica è tutta tesa, ad un programma agrario, fortemente interventista:

 

Il fascismo rivendica in pieno il suo preminente carattere contadino. Di qui la politica rurale del regime nei suoi diversi aspetti: il credito agrario, la bonifica integrale, l’elevazione morale e politica delle genti dei campi e dei villaggi.

 

Solo con il fascismo i contadini sono entrati in pieno diritto nella storia della patria”

 

Mussolini, discorso del teatro dell’opera. Roma 10 marzo 1929 [6]

 

Due, i grandi pilastri della politica agraria del fascismo:

 la c.d. battaglia del grano : nel 1925 le importazioni di cereali ammontano a 25.000.000 di quintali e incidono nella misura di 4 miliardi di lire, circa la metà del deficit della bilancia commerciale. Nel 1931, con una produzione di 81.000.000 di quintali, l’Italia copre per la prima volta quasi per intero il suo fabbisogno di cereali.

  • La bonifica integrale.

  

Ispiratore e attuatore di questa politica agraria fu Arrigo Serpieri.

 

Nel 1919 era stato eletto Presidente del Segretariato per la montagna, carica che mantenne fino al 1935.

 

Nell’agosto del 1923, senza essere deputato, fu chiamato alla carica di sottosegretario di Stato per l’agricoltura, in seno al ministero della economia nazionale.

 

La saggia politica agraria ispirata e pilotata da Arrigo Serpieri, promosse numerose leggi di carattere fondamentale tra le quali la più importante fu la legge 3256 del 30/XII/1923 per correggere gli errori della prima legge organica in materia di bonifica ( Legge Beccarini 1882) .

 

Il progetto di Serpieri si poneva il problema di ideare un progetto organico che non si limitasse alla pura e semplice opera di risanamento, ma che intervenisse anche nelle fasi successive della tutela e messa a cultura delle terre bonificate, distinguendo fra due tipi di bonifica :

 quella che presentava vantaggi igienici ed economici di prevalente interesse sociale, doveva essere condotta dallo Stato, direttamente o sulla base di concessione ai consorzi di bonifica;

  • tutti gli altri tipi di interventi erano invece demandati ai proprietari, cui era però anche attribuito l’obbligo di mantenere bonificati i loro poderi.

 

In questo processo di ampliamento progressivo del concetto di bonifica, intesa sempre più come tutela permanente delle terre ridotte a cultura piuttosto che come semplice opera di risanamento delle stesse, si giunse alla legge 3134 (Legge Mussolini) del 24/XII/1928 che introdusse la c.d bonifica integrale, e al decreto n°215 del 13 /12/1933, che può essere considerato il capolavoro tecnico e legislativo di Serpieri.

 

Sviluppando idee e direttive già espresse, esso accoglieva principi che non avrebbero potuto essere ripudiati neppure da provvedimenti successivi, come la integrazione tra compiti pubblici e privati, la priorità degli interventi in montagna, le funzioni dei consorzi di bonifica, il credito agrario, le agevolazioni sotto forma di finanziamenti a fondo perduto, l’applicazione delle moderne tecniche agricole.

 

Il testo unico fece valere i suoi benefici effetti in molte zone depresse della penisola

 

Opere imponenti furono realizzate in Puglia, nell’Agro Romano, in Sardegna, nella Valle Padana, in Istria e nel Salernitano.

 

[1]Senato della Repubblica XVI legislatura disegno di legge n°303 del Senatore Stiffoni

[2] Documenti Consorzio di Bonifica di Brodano e Metaponto (1966)

[3] Manuale di storia del pensiero politico a cura di Carlo Galli Ed. Il Mulino pag 251 

[4] La rivoluzione democratica del 1919 da Nascita e avvento del fascismo di Angelo Tasca Ed   La Nuova Italia pag 73

[5] Senato della Repubblica XVI legislatura disegno di legge n°303 del senatore Stiffoni  comunicato alla presidenza il 30 Aprile 2008 

[6] Mussolini Breviario Ed. Rusconi pag 176

 

Tra il 1934 e il 1938 furono bonificati 5.886.776 ettari di terra, furono costruiti 32.400 km di strade, 5400 acquedotti, fondate 15 nuove città, rimboscati oltre un milione di ettari di terreno, costruiti un milione di fabbricati rurali.

 

Per avere un’idea di quanto investì il regime fascista nella politica rurale si pensi che la somma spesa per le bonifiche   dal 1870 al 1937, fu di 10.416.900 di cui 8.634.200.000 tra il 1922 e il 1937. [1]  

 

 

1.3 LA SARDEGNA E LE BONIFICHE

 In questo quadro generale merita particolare attenzione lo sviluppo del progetto delle Bonifiche Integrali in Sardegna.

 

Nel 1900, la Sardegna è al vertice della graduatoria sulla diffusione della malaria (200 morti ogni 100.000 abitanti).

 

Fra le molte cause, la principale è senz’altro l’assetto geologico di questa isola dove predominano paludi e acquitrini, che favoriscono il proliferare della zanzara anofele.

 

Il 4 novembre del 1911, a Livorno si costituisce la Società Elettrica Sarda (S.E.S.), appoggiata e sostenuta dalla Banca Commerciale Italiana, che incarica l’ingegner Angelo Omodeo di studiare la possibilità di trasformare l’assetto agrario della Sardegna.

 

Nel 1913, Felice Porcella viene eletto al Parlamento, e sarà grazie anche all’opera di questo deputato Terralbese, che prenderanno vita con l’azione di uomini come l’avvocato Antono Pierazzuoli e l’ingegnere Giulio Dolcetta, che assunse nel 1918 la direzione della SES, i progetti della bonifica integrale in Sardegna.

 

Il 24 maggio 1913 nasce la società imprese idrauliche ed elettriche del Tirso.

 

(S.I.I.E.T), e sarà nel 1917 in concomitanza con la disfatta di Caporetto, che prenderà il via la costruzione della diga del Tirso.

 

Pierazzuoli, predispose, il piano generale, della vasta impresa di bonifica agraria della paludosa regione di Terralba.

 Le opere da compiersi erano due:

 

  • la bonifica idraulica attraverso la creazione di una rete di canali e di strade
  • la bonifica agraria, attraverso la costituzione di 22 grandi aziende.

 

Giulio Dolcetta sottopose il piano Pierazzuoli al deputato terralbese Felice Porcella, ottenendone il pieno consenso, così che Pierazzuoli potè presentare il 5 ottobre del 1918, al ministero dei lavori pubblici la sua domanda di concessione di Bonifica del territorio di Terralba.

 

Il 23 dicembre 1918, nello studio del Notaio Federico Guasti “ è costituita con sede in Milano, la società bonifiche Sarde. Il suo scopo è la bonifica agraria ed idraulica di terreni in Sardegna”

 

Il capitale è di £ 1.000.000 così sottoscritto:

 Banca Commerciale Italiana lire 850.000.Ing. Giulio Dolcetta lire 50.000

 Com. Giuseppe Menada lire 50.000. Prof. Ferdinando Adiamoli lire 50.000

 Contemporaneamente, Antonio Pierazzuoli aveva ceduto alla neonata SBS, la domanda di concessione di bonifica, il consiglio della società deliberò, quindi di incaricare l’ingegnere Angelo Omodeo della redazione dei nuovi progetti e di nominare Pierazzuoli, consulente per dieci anni. [2]

 Ottenuto quindi l’incarico di predisporre i nuovi progetti di bonifica, Angelo Omodeo nella relazione tecnica del 12 febbraio 1919, analizzò la situazione della Piana di Terralba, una delle Regioni della Sardegna più tormentata dai disordini idraulici, in cui il Rio Mogoro, a causa del suo corso irregolarissimo, e della insufficienza dell’alveo, inondava sistematicamente nei periodi di piena, le campagne. [3]

 La bonifica poteva essere avviata: ai primi del 1919, vennero affidati ai fratelli Dionigi e Stanislao Scano, i progetti esecutivi dell’intervento.

 Il 18 giugno 1920 Dolcetta presentò al consiglio di amministrazione della SBS il primo progetto concreto di bonifica agraria .

 Nel 1922 ebbero inizio i lavori di bonifica idraulica e di irrigazione.

 Possiamo distinguere tre fasi:

 

  • la prima fase cerca di risolvere il problema delle piene invernali, che superavano spesso i 700 mc d’acqua impiantando un serbatoio moderatore con una capacità di 12 mc d’acqua, realizzato attraverso lo sbarramento del Rio Logoro, con una diga alta 30 mt e lunga 348 m., in questo modo fu possibile sottrarre al bassopiano tra i 200 e i 250 mc d’acqua all’anno.[4]
  • La seconda fase fu il prosciugamento delle paludi poste al disotto del livello del mare, come lo stagno di Sassu, per prosciugarlo fu allestito un impianto idrovoro costituito da elettropompe , che sollevavano l’acqua e la scaricavano in mare[5]
  • La terza fase fu incentrata sulla realizzazione dei canali di irrigazione e a ciò avrebbe dovuto provvedere il lago artificiale del Tirso, le cui acque , con una capacità di irrigazione di circa 25.000-30.000 ettari non avrebbero avuto problemi ad irrigare i 18 mila ettari di territorio bonificato.

 Completata la bonifica idraulica nel 1925, l’obiettivo successivo divenne la trasformazione agraria del territorio. [6]

 I circa ottomila ettari interessati sono sfruttati prioritariamente con il pascolo di bestiame ovino, di poco bestiame bovino di razza sarda e di suini. I migliori terreni vengono a lunghi intervalli, dissodati e seminati a cereali per sfruttarne la fertilità accumulata nel tempo del pascolo e si procederà subito alla divisione della proprietà in 12 grandi aziende di circa 600 ettari, a cui si accompagnerà la trasformazione del sistema di agricoltura pastorale con quello della agricoltura a maggese.[7]

 

Verranno costruite strade in numero sufficiente per mettere in comunicazione le erigende aziende fra loro e i paesi. Successivamente per proteggere le culture agrarie dall’azione dei venti venne redatto un progetto di sistemazione forestale.

 

A completamento della bonifica è la costruzione dei fabbricati colonici, così che il primitivo nucleo della grande azienda diventi il centro di una vera borgata rurale [8]

 

E’ la fine dell’inizio come si legge nel resoconto del consiglio della Sbs ai suoi azionisti:

 

“ la nostra società rappresenta forse l’unico esempio in Italia di un grandioso e armonioso programma di bonificamento integrale di una vasta regione, nel senso più completo della espressione”.

 

Si legge ancora dalle lettere che i tecnici inviavano all’ing. Dolcetta:

 

“ abbiamo eseguito i fabbricati di 5 grandi centri colonici, circa 20 km di strade, 40 di linee elettriche”.

 

Tutto ciò era stato possibile anche grazie all’ausilio di lavoratori salariati, reclutati dai paesi vicini, solo in un secondo momento così come dice l’ing. Dolcetta “accanto agli agricoltori Sardi che già ci seguono con volenterosa fiducia richiameremo un centinaio di famiglie di contadini polesani”.[9]

  

CAPITOLO 2

 

UNO SPECCHIO DEL TEMPO

  

2.1 FASCISMO E PROPAGANDA

 Il mensile “ Brigata Mussolina” non è certamente un esperimento isolato del regime fascista ma si inserisce, con le sue specificità, nella concezione che il regime aveva della importanza del coinvolgimento delle masse, tantè che è stato definito un regime di massa, e come tale il suo maggior impegno è stato quello di costruire la

 

“ fabbrica del consenso”, ovvero la macchina della propaganda il cui intento pedagogico era quello di creare “l’uomo nuovo”.

 

Furono usati tutti gli strumenti tipici della propaganda: giornali, fumetti, libri scolastici,arti figurative, spettacoli teatrali e cinematografici, scuola , radio.

Basterebbe ricordare il quaderno Balilla del 1923.

 Mussolini ha infatti chiaro fin da subito che è nella scuola che si gioca il futuro del regime, ed è nella scuola che l’uomo nuovo fascista dovrà formarsi.

 Il quaderno riporta nella prima copertina, in una cornice barocca, con a sinistra un fascio littorio , un balilla in camicia nera che saluta romanamente la patria e una frase di Mussolini “Ai fanciulli d’Italia perché crescano e si esaltino nell’amore della grande patria immortale”

 

Parola ed immagine furono dunque i primi strumenti che vennero usati per costruire l’uomo nuovo, con una maggiore preminenza nel primo periodo, della parola, e questo per un semplicissimo fatto, l’Italia era un paese poverissimo e la parola non costava niente, e tutti i retori fascisti furono dei grandi oratori, ma insieme alla potenza della parola si cominciò a pensare anche alla potenza delle immagini, e cioè i manifesti, le cartoline, i quaderni scolastici, i diari, le pagelle, le medaglie.

 

L’immagine in questi oggetti quotidiani ebbe un ruolo forte e penetrò nei cervelli dei lettori più di mille saggi. Il regime puntò molto anche nella diffusione di tantissime riviste con copertine coloratissime e dense di ideologia. Si pensi alla rivista illustrata del popolo d’Italia, con le copertine futuriste di Garretto e le illustrazioni di Sironi, nei primi anni trenta, opere che hanno un valore artistico ancora oggi.

 I GIORNALI. Il primo provvedimento restrittivo, fu fatto firmare da Mussolini al Re appena ad un anno dalla presa del potere ( 15 luglio 1923), mentre il secondo provvedimento è del 1925 con il quale si istituiva il direttore responsabile e l’ordine dei giornalisti.

 

Il regime fece comunque una scelta di fondo: non chiudere i giornali indipendenti ma fascistizzarli. I giornali indipendenti venivano tenuti sotto controllo da un lato dai prefetti e dall’altro dal montante afflusso di veline, che davano direttive, suggerivano il modo di dare le notizie fino a dire quante colonne dovevano occupare ed indicare il tipo di foto da usare. I giornalisti, seguirono a tal punto le indicazioni che lo stesso governo doveva sollecitare una maggiore creatività.

 

Inizialmente le disposizioni erano date dall’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio, poi con Ciano fu creato il sottosegretariato alla stampa e propaganda; per arrivare come sappiamo nel 1935 ad un vero e proprio Ministero voluto da Mussolini,che diventerà nel 1937 il famoso Minculpop (Ministero della cultura popolare).

  

IL TEATRO E I CARRI DI TESPI. Teatro e cinema furono settori in cui il regime non riuscì a raggiungere mete rilevanti.

 

Per quanto riguarda il teatro, questo risentiva dell’espandersi del cinema.

 

Non ci fu una vera e propria drammaturgia fascista, anche se il regime cercò di emanare direttive precise come quella di stabilire che un quarto delle opere rappresentate dovevano essere state scritte dopo il 1919.

 

Più efficace fu il tentativo di alimentare un teatro popolare con oltre duemila compagnie filodrammatiche che aderirono all’opera nazionale del dopolavoro.

 

Venne istituito il sabato teatrale e i c.d. carri di Tespi, che si rifacevano alla tradizione del teatro viaggiante e avevano lo scopo di raggiungere i paesi più sperduti. A Luglio del 1934, per opera di Starace, si terrà a Mussolinia un grande concerto lirico, eseguito dagli artisti del carro di Tespi, per l’occasione la SBS, costruì un teatro all’aperto, nel campo sportivo di Mussolinia, capace di circa tremila posti a sedere.

 

Nel 1937 per il Sabato teatrale vennero organizzati 319 spettacoli con oltre 295.000 spettatori.

 

E’ però importante ricordare che nel 1935 vennero fondate l’Accademia di arte drammatica e il Centro sperimentale di cinematografia.

  

Il CINEMA. Inizialmente il cinema era considerato una forma di divertimento o di arte privo di valenza politica,e quindi non vi era opposizione contro il cinema americano che dominava il mercato italiano. Soltanto dopo la inaugurazione di Cinecittà,nel 1937, si assistette ad una controffensiva da parte dei produttori italiani.

 

Le pellicole, il divieto di usare parole straniere impediva di chiamarle film,erano stracolme di italianità e mostravano una versione del mondo che era la versione popolare del pensiero fascista e l’attore Amedeo Nazzari diventò il simbolo del nuovo italiano fascista: il maschio spiccio e tenebroso che riusciva a risolvere le più intricate situazioni della vita, con la passione, l’autenticità e due schiaffi ben assestati.

 

Oltre ai lungometraggi c’erano i cinegiornali Luce ( l’unione per la cinematografia educativa) a cui il regime affidava la sua immagine, e anche se c’era chi tra gli stessi fascisti li trovava grigi e monotoni, come per esempio Leo Longanesi, con un decreto del 3 aprile 1926 nè fu imposta la proiezione nelle sale cinematografiche prima dei film commerciali. [10]

 

Dopo la riorganizzazione interna dell’istituto, promossa dal regime nel 1933, i documentari dell’istituto Luce rivelano una concezione ampia e ricercata della propaganda cinematografica. Inizialmente le produzioni Luce riguardano le attività delle gerarchie e di Benito Mussolini. Tra le testimonianze raccolte dagli operatori in Sardegna, tra la fine degli anni venti e la metà del decennio successivo figurano il viaggio dei sovrani nel maggio del 1929, con tappa a Mussolinia e la visita di Mussolini nel giugno del 1935.

 

Altri documenti riguardano le bonifiche di Santa Giusta, di Terralba e di Sanluri, gli impianti idroelettrici sul Tirso e sul Coghinas e il villaggio Mussolinia.

 

Fin dalle origini l’attenzione dell’istituto è sulle tematiche agricole e sul valore sociale della ruralità. Nel 1934 la società bonifiche sarde acquista un proiettore della nuova generazione, sostituendo così il grammofono che accompagnava le proiezioni. Alla fine degli anni trenta patrocinato dal Ministero dell’agricoltura e dalla SBS viene girato un documentario storico illustrativo sulla bonifica di Mussolinia in Sardegna. Il filmato unisce cortometraggi girati in anni diversi ed è valorizzato dalla colonna sonora e da una efficace animazione grafica.[11]

  

LA RADIO. Nonostante che la sua invenzione fosse tutta italiana, il paragone fra l’Italia e gli altri paesi europei era desolante.

 

Quando nacque l’URI, unione radiofonica italiana il 27 agosto 1924, la diffusione negli altri paesi era già vasta, si devono aspettare gli anni trenta per arrivare a livelli paragonabili agli altri.

 

La crescita del numero di apparecchi si deve anche alla istituzione dell’Ente Radio Rurale.

 

Il regime volle diffondere la radio non solo nelle case ma anche nelle scuole, dove tre volte alla settimana i programmi erano dedicati agli studenti, con interventi anche del Duce.

 

Per aumentare il numero degli ascoltatori, nel 1937 furono inventati gli uditori collettivi, per le popolazioni dei centri minori e delle campagne, integrare queste parti di popolazione nel sistema fu sempre una delle preoccupazioni di Mussolini.

 

Il regime cercò di diffondere una radio a basso costo, accessibile anche agli strati più poveri della popolazione, fu chiamata Radio Balilla, costava 430 lire pagabili in 18 rate, si pensi che una radio di lusso con mobiletto (  si chiamava Nilo azzurro) costava 4000 lire.[12]

    

2.2       MUSSOLINIA

 

Ed è in questo contesto, che è opportuno inserire una breve riflessione sulla nascita di Mussolinia, e come poi, tutti gli avvenimenti che la riguardano siano riportati nel mensile “Brigata Mussolinia” con una precisa scelta di quelli che maggiormente rispondevano alla impostazione di questa imponente “macchina del consenso”.

 

I suoi abitanti, la sua organizzazione, le sue strutture: nulla era lasciato al caso né alla libera iniziativa, al contrario tutto era inquadrato in regole ferree: dalla scelta dei coloni ai contratti di mezzadria.

 

Il 29 ottobre 1928 il ministro Costanzo Ciano inaugura la nascita del Villaggio Mussolinia: l’impianto urbanistico è tracciato secondo una griglia ortogonale di strade, l’incrocio delle quali genera al centro una piazza rettangolare su cui si affacciano, con i giardini in mezzo, la chiesa e tutti quegli edifici, che costituiscono il primo nucleo della struttura urbana, ancora priva di un piano regolatore.[13]

 

Le prime famiglie coloniche provenienti dal Polesine giunsero nel 1928 e il loro lavoro era disciplinato dal contratto di mezzadria.

 

In un contesto come quello del Villaggio Mussolinia , nel quale l’azienda agraria si faceva Villaggio, il contratto di mezzadria diveniva un prontuario dell’intera vita sociale, all’interno del quale i coloni trovavano disciplinata non solo la loro prestazione d’opera sui campi ma anche l’interazione con gli altri coloni e vedevano regolamentata perfino la loro vita familiare”.[14]

 

Alle nuove famiglie vennero assegnati i poderi già pronti o quasi ultimati, e in aggiunta venne loro donato un ettaro di vigneto e alcuni capi di bestiame, utili ai fini dell’attività lavorativa. Il contratto di mezzadria stabiliva che il podere venisse dato in affitto al colono, affinché ne potesse completare l’avviamento nel termine di due anni, allo scadere dei quali, sarebbe poi spettato all’affittuario scegliere se tenere in vita il contratto, ovvero recedere dallo stesso, liberandosi così dal vincolo assunto.[15]

 

Nel contratto di Mezzadria del 1928 trovava ampio spazio anche la regolamentazione dei premi messi in palio dalla Sbs a favore dei coloni più produttivi.[16]

 

Tutto ciò che riguarda questo aspetto è ampiamente riportato con dovizia di particolari e quasi sempre anche con le fotografie dei coloni più meritevoli nel mensile “ Brigata Mussolinia” questo almeno fino all’anno 1936.

 

Il contratto però prevedeva anche alcuni casi nei quali sarebbe stata sancita la immediata risoluzione dell’accordo, come per esempio se fosse stato giudicato colpevole di sottrazione o vendita di concimi o di altre materie che erano state acquistate per l’azienda. [17]

 

Si legge su Brigata Mussolinia un avviso incorniciato e in neretto:

 

abbiamo perduto due coloni, i quali avevano venduto l’uno il concime e l’altro il giogale dei buoi per comprare del vino. Un buon bicchiere di vino dopo il lavoro è cosa ottima, ma vendere i mezzi del proprio lavoro per comprare del vino è cosa oltre che disonesta, deplorevole e sciocca. Quei due coloni non possono continuare a far parte della nostra brigata” .[18]

 

In ultima analisi possiamo comprendere cosa rappresentò per il fascismo la nascita di queste nuove città, e l’obiettivo del regime di creare come abbiamo già detto “l’uomo nuovo” attraverso la istituzione di quell’enorme apparato a ciò finalizzato che fù l’OND ( organizzazione Nazionale Dopolavoro)

 

Era stata creata,come fondazione parastatale dal regime fascista il 1° maggio 1925 con il compito di occuparsi del tempo libero dei lavoratori. Per definizione statuaria:

 

cura l’elevazione morale e fisica attraverso lo Sport, l’escursionismo, l’educazione artistica, la cultura popolare, l’assistenza sociale, igienica, sanitaria e il perfezionamento professionale”.

 

La comunità di Mussolinia pur essendo costituita singolarmente da agricoltori, esperti nel loro lavoro, con una loro famiglia e un loro vissuto, è nel suo aspetto associazionistico considerata dal regime come un neonato: bisogna accudirla, crescerla e insegnargli tutto ciò che serve per diventare parte attiva della nuova Italia fascista. Questo compito è svolto dall’OND, che curerà sin nei minimi dettagli tutto ciò che è previsto nel suo statuto e che vedremo descritto e riportato in ogni pagina del mensile : dalla cultura alla assistenza, dagli spettacoli allo sport, il tutto nel nome del Duce, il quale rappresentava l’apice del consenso e come dice Adrian Lyttelton, “la partecipazione al rito collettivo prendeva il posto della partecipazione al voto. La rappresentazione del popolo sostituiva la rappresentanza del popolo”.[19]

 

 2.3 LE DONNE E IL FASCISMO

 Un capitolo a parte merita questo argomento, che ritroviamo poi nelle varie pagine e nei vari anni di pubblicazione del mensile, e che merita una introduzione particolare.

 

Ovviamente non è facile parlare del ruolo della donna durante il fascismo. E’ uno degli argomenti che più risente di un condizionamento ideologico che raramente consente di cogliere luci ed ombre di una evoluzione storica della donna, interpretata quasi unicamente dalla cultura femminista.

 

Qualche accenno a questa evoluzione è necessario farlo altrimenti alcune aspetti riportati nel mensile Brigata Mussolinia non sarebbero comprensibili.

 

L’italia Post-Unità, è una Italia liberale, bigotta e refrattaria a concedere qualsiasi, se pur minimo, diritto alle donne, fu Giolitti a proporre nel maggio del 1911, il suffragio Universale, ma dal suffragio erano escluse le donne, e lo stesso Turati aveva affermato nel 1910 che il voto alle donne avrebbe rafforzato il dominio economico ed intellettuale della borghesia, sarà con la legge 2125, che Mussolini ammetterà le donne all’elettorato amministrativo: l’elettrice doveva avere 25 anni ( per gli uomini 21), inoltre per esercitare il diritto di voto dovevano farne esplicita domanda e appartenere ad alcune specifiche categorie ( decorate, madri o vedove dei caduti in guerra e dovevano versare almeno 100 £ annue di contributi comunali).

 

Per comprendere quanto la cultura dell’epoca fosse oppositiva nei confronti delle donne, ricordiamo che prima dell’Unità di Italia, nel Lombardo Veneto e in Toscana, dove si applicava il Codice Austriaco, le donne godevano del diritto di voto, per quanto limitato alle elezioni amministrative. Diritto poi negato nello Statuto Albertino!

 

Durante la grande guerra come è noto, furono proprio le donne a sostenere l’economia del paese, lavorando nelle fabbriche al posto degli uomini richiamati al fronte. Finita la guerra, la situazione e il ruolo della donna torna ad essere identico a quello del periodo precedente, con un cambiamento però sostanziale: il loro impegno le aveva rese molto sensibili al richiamo patriottico, richiamo che di lì a poco sarebbe stato una delle basi del consenso intorno al fascismo.

 

Possiamo infatti parlare dell’esordio del fascismo femminile proprio il 19 marzo 1919: a San Sepolcro erano presenti 9 donne, battagliere e ardite, anche se poi nessuna di loro sarà protagonista della fondazione dei fasci femminili.

 

Un altro evento importante è destinato a cambiare la fisionomia e la motivazione delle adesione delle donne al movimento fascista: l’impresa fiumana.

 

A Fiume accorrono infermiere volontarie che avevano prestato la loro opera durante la Grande Guerra, altre arrivano nella città liberata a capo dei gruppi femminili armati, indossando la camicia e il pugnale degli arditi. Poco dopo il 12 Marzo, una legionaria istituisce a Monza il primo fascio femminile d’Italia, che si espanderà ai margini della struttura ufficiale, mantenendo un’ampia autonomia politica ed organizzativa. Negli anni dell’ascesa del fascismo, vi fu una produzione di leggi a favore della tutela della donna, sia nella sua funzione di madre che di lavoratrice, ricordiamo come esempio la istituzione dell’OAMI.

 

Ma ritorniamo all’aspetto che ci interessa rispetto al nostro mensile e alla propaganda fascista; il fascismo richiamava le donne all’impegno su due fronti: quello della famiglia, in cui svolgere la funzione di madre e sposa esemplare, e quello della nazione. Si legge infatti nell’articolo 7 del regolamento per le piccole e giovani Italiane : “le ragazze debbono essere preparate ad assolvere degnamente la loro missione di spose e di madri” mentre nel decalogo della Piccola Italiana l’ottavo punto recita “ la donna è la prima responsabile del destino di un popolo”.

 

Dal 1926 i fasci femminili, si articolano in sei gruppi di lavoro:

 

  • un gruppo di propaganda, che doveva curare pubblicazioni specializzate e costituire biblioteche nelle scuole e nelle sedi fasciste;
  • un gruppo di tutela morale del lavoro;
  • un gruppo sanitario di infermiere fasciste che assistevano i poveri a domicilio e vigilavano sui bambini inviati nelle colonie;
  • un gruppo agricolo per l’incentivazioni di alcune coltivazioni;
  • un gruppo per la protezione dei prodotti italiani;
  • un gruppo scolastico per i rapporti tra scuola e famiglia.

 Il fascismo poi puntò la sua attenzione, su di una fascia femminile relegata da una tradizione secolare ai margini della vita politica nazionale: quella delle donne contadine. Nel 1935 veniva così istituita la Sezione delle Massaie rurali, all’interno dei fasci femminili. Questa sezione delle Massaie rurali aveva il compito di sviluppare mediante la collaborazione delle maestre rurali, l’istruzione professionale delle massaie in riferimento alla coltivazione dell’orto, all’allevamento degli animali domestici, all’artigianato e alle piccole industrie casalinghe. Nel 1937 le iscritte raggiungevano le 900.000 unità.

 

Obiettivo del regime fascista era l’inquadramento delle madri e delle massaie rurali all’interno di una rete di attività gestite e controllate dallo Stato e che, allo stesso tempo potessero accrescere il consenso femminile intorno al fascismo.

 

Una storiografia molto recente parla di una terza via fascista per le donne: un ideale di “donna nuova” alternativa sia alla femminista che alla femmina debole e sentimentale ugualmente disprezzata.[20]

 

Molti gli spunti e le conferme nel mensile di questo approccio al genere femminile.

 

Come la fotografia della signora Ernesta Farneti, premiata a nome del Duce con 300 lire in quanto madre di 18 figli! O la prima pagina del mese di Gennaio del 1935, intitolata : “TRA GLI AVANPOSTI DI MUSSOLINIA”, che riporta la solenne celebrazione della madre e del fanciullo tenutasi il 24 dicembre, e i premi dati:

 

  • il Comune assegnava 50 £ alle madri sposate dopo la marcia su Roma e con più di 5 figli minori a carico;
  • la congregazione di carità assegnava 30 £ alle coppie che si erano sposate nel 1934;
  • la federazione provinciale dell’ONMI premiava con 50 £ le mamme con più di 7 figli a carico.

 Possiamo evidenziare come per il comune fosse più importante del numero dei figli sottolineare l’avvenimento della marcia su Roma.

 

Anche per il Concorso della Casa Rurale viene scelta come data il 24 dicembre, data scelta dal comitato come “la più adatta ad esaltare la donna rurale di Mussolina nelle sue più belle doti: QUELLA DI MADRE FECONDA E DI MASSAIA PROVVIDA”.

 

Però, non si capisce perchè ad essere premiati sono i mariti![21]

 

Per fortuna ( delle donne!) nel gennaio del 1936 il premio è andato alle massaie e non ai mariti

  

 

CAPITOLO 3

 

BRIGATA MUSSOLINIA

 

 3.1 PREMESSA

 

Il breve lavoro di sintesi della introduzione è volto principalmente a sottolineare l’importanza che ebbero, per un paese geologicamente martoriato come l’Italia, i progetti e i lavori di bonifica.

 

Come si evince dalla cronologia, l’impianto normativo e a volte attuativo delle bonifiche, precede la nascita e l’avvento del fascismo. La politica agraria fu poi, come detto, uno dei pilastri fondanti del regime.

 

Questo aspetto ha per molti decenni causato una de-enfatizazione dei lavori e delle trasformazioni che ebbero luogo in molte parti d’Italia. Si è dovuto attendere il superamento della interpretazione liberale Crociana prima e Marxista-Leninista dopo, per potere analizzare con obiettività storica gli avvenimenti e le azioni che il regime fascista concretizzò nel suo ventennio di potere, e questo si è potuto fare grazie alla interpretazione radicale ad opera di due intellettuali : Piero Gobetti e Guido Dorso, che si posero il problema del rapporto esistente fra l’avvento del fascismo e la precedente storia d’Italia, fino a giungere alla corrente revisionistica e all’immane lavoro di ricostruzione storica di Renzo de Felice. [22]

 

In questa ottica si colloca una analisi del mensile “ Brigata Mussolinia”, che vuole sottolineare, il prioritario aspetto didattico educativo della rivista, e non quello di essere un giornale del regime, visto la residuale importanza data agli avvenimenti fondanti del fascismo relativi agli anni dell’uscita del periodico.

 

Il 15 febbraio 1934 la Società Bonifiche Sarde promuove l’edizione del notiziario

 

“ Brigata Mussolina” è un foglio mensile distribuito gratuitamente a tutti i mezzadri della tenuta. Per tutti gli altri l’abbonamento costa £ 25 mentre un numero separato costa £ 0,50.

 

E’ impresso dalla B.C.T di Cagliari, Direttore Giuseppe Chiardola

 

Ogni anno riprende la numerazione dal numero 1, ed esce il 15 di ogni mese, le sue iniziali B.M sono quelle del Duce: Benito Mussolini.

 

Tutti i numeri sono composti da 4 pagine escluso il numero di Giugno del 1935, che celebra la visita del Duce a Mussolinia, ed è composto da 6 pagine.

 

La scelta del nome del giornale, dà per scontato che tutti comprendano perché si chiama “ Brigata” Mussolinia, e che vivano come proprio patrimonio emotivo l’eroiche gesta della Brigata Sassari.

 

Una curiosità riguarda gli articoli della prima pagina, che oggi modernamente chiamiamo editoriali. Solo 2 sono firmati, quello di Marzo, da Gaetano Aneris e quello di Settembre da Maria Buonamici, anche se quest’ultimo non è proprio un articolo ma la risposta alle letterine dei bambini delle scuole di Mussolina che avevano ricevuto in regalo il libro della Buonamici “Duce nostro”. Una particolarità grammaticale: in tutte le letterine il verbo “avere” coniugato alla prima o terza persona non viene scritto con l’ acca ma con la vocale accentata ò/à.

 

1934

                         AVVENIMENTI                                                                                    

 

  

Riportiamo alcuni fondamentali avvenimenti per gli anni relativi alla produzione di Brigata Mussolinia per rintracciare gli stessi nel mensile e vedere quale importanza gli fu data, a conferma che non fu un periodico, almeno per il 1934, del regime fascista ma un potente strumento di propaganda con fini educativi delle nuove masse rurali.

 

►A Gennaio del 1934, Mussolini presenta la legge sulle Corporazioni, base dello trasformazione dello Stato in Stato Corporativo.

 

Nasce così in Italia lo Stato Corporativo con l’istituzione di 22 corporazioni nelle quali sono organizzati i lavoratori e i datori di lavoro; viene soppressa la Camera dei Deputati ed Istituita la Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Il 25 marzo si tengono le seconde elezioni plebiscitarie. Il regime ottiene circa 10 milioni di voti favorevoli contro 15.000 contrari. Il 21 Aprile Mussolini, inaugura a Saubaudia la direttissima Bologna-Firenze. Nasce la Littorina: compie il tragitto Torino/Mosca di 12.000 km in 35 ore, 25 ore in meno dei più rapidi treni locali.

 

► A Maggio premia a Villa Torlonia i vincitori dei littoriali della cultura dell’arte e dello sport.

 

►Il 9 luglio Mussolini partecipa nell’Agro Pontino alla trebbiatura del grano: lavora per tre ore, trebbia 26 quintali di grano e ottiene 6 lire e cinquanta lorde che riceve regolarmente firmando il libro paga degli operai.

 

►Il 25 Luglio gruppi nazisti uccidono il cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss. Mussolini dispone l’immediato invio di 4 divisioni alla frontiera austriaca.

 

► La Nazionale Italiana Fascista vince i mondiali di calcio

 

► Il 28 ottobre la Sam ( Società Aerea Mediterranea) diventò “ALA LITTORIA s.a” un nome che lo stesso Mussolini si era compiaciuto di suggerire. La nuova compagnia andò a riassumere in sé la quasi totalità dei servizi aerei italiani e soprattutto vene resa più “ fascista” e più legata al partito nazionale.

 

► A Dicembre inaugura la nuova provincia di Littoria, e dal balcone del palazzo del governo, tiene un discorso punteggiato da colpi di cannone sparati a salve.

 

►Sempre a Dicembre si tiene la prima conferenza mondiale del Caur ( comitati d’azione per l’universalità di Roma) direttore era Eugenio Coselschi e il suo obiettivo dichiarato era quello di agire come una rete per un fascismo internazionale. [23]

 

 

 3.2 ANNO 1934

 

Brigata Mussolinia - contenuti

  

LE VISITE DELLE AUTORITA’ FASCISTE

 

Pochi numeri ne riportano le fotografie, per l’esattezza solo 4:

 Achille Starace a cavallo nel numero 2 di Marzo;

 Arrigo Serpieri ( sottosegretario della bonifica integrale) nel numero di Aprile;

 Giacomo Acerbo ( ministro dell’agricoltura e foreste) nel numero di Maggio;

 L’onorevole Razza nel numero di Luglio;

 

Il principe Umberto nel numero di Ottobre ( la foto è molto piccola).

 

Si nota una residuale importanza data al personaggio in visita, a favore del messaggio fondamentale del carattere epico delle bonifiche. Come dimostra per esempio l’accurata descrizione della visita di S.E Achille Starace. E’ una cronaca precisa e dettagliata, con alcune sottigliezze psicologiche molto efficaci, come l’accenno iniziale ad una sottile e noiosa pioggerella, per poi dire, dopo aver illustrato ciò che dice e fa Starace…”il tempo si rischiara e si rasserena.”

 

Il messaggio sottointeso che se ne ricava, è che anche il tempo è favorevole al fascismo.

 

Per la visita di Arrigo Serpieri, sottosegretario alla bonifica integrale, a differenza della visita di Starace, non se ne riporta la cronaca, e’ chiamato ospite, quasi a sottolinearne l’estraneità, eppure fu l’ artefice principale con le sue leggi dei progetti di bonifica di tutta Italia, ma non è fino in fondo uomo di partito.

 

Prendendo spunto, da una fotografia con dedica a Brigata Mussolinia, del Ministro dell’Agricoltura e Foreste, prof. Giacomo Acerbo, nell’articolo di fondo, viene ricordato il di lui fratello Tito Acerbo, medaglia d’oro nella prima guerra mondiale, dove cadde alla testa del suo battaglione. il parallelismo è d’obbligo:

 

  • un eroe nella lotta contro le paludi, il primo;
  • un eroe della patria il secondo.

 

Una nota curiosa, Tito Acerbo, in quanto capitano della Brigata Sassari, viene definito “ sardo per investitura”.

 

La foto con dedica a Mussolinia da parte dell’on. Razza, e il conseguente ringraziamento di Mussolinia all’onorevole, ha più il sapore di un riempimento di spazi che quello di un avvenimento.

 

La prima pagina del numero di ottobre è interamente dedica alla visita del principe Umberto a Mussolinia: Savoia! viva il Re! viva il Principe ereditario!

 

Ma nonostante il titolone e lo spazio dato all’avvenimento,a differenza delle altre cronache relative alle visite di importanti personaggi fascisti, il racconto non è una descrizione e/o una acclamazione alla persona del principe ma piuttosto del merito della organizzazione fascista per questi avvenimenti, non disgiunta dall’elenco dettagliato e nominale di tutte le autorità fasciste che vi hanno preso parte

 

il numero di dicembre chiude l’anno 1934. anche questo è dedicato ad una visita, quella dell’onorevole Tullio Cianetti, presidente della confederazione fascista dei lavoratori dell’industria.

 

La fotografia dell’evento riprende la folla che assiste al comizio: 2000 lavoratori fotografati di spalle, il palco è un piccolo punto nel fondo della fotografia dove neanche si distingue l’on. Cianetti. Ancora una volta si sottolinea l’importanza della gente di Mussolinia e la loro folta presenza come testimonianza della grande gioia di far parte di Mussolinia.

 

A conclusione della cerimonia, i lavoratori non rientrano a casa ma al loro posto di lavoro!

 

 

LA SCELTA DEI COLONI

 

Con R.d del 1926 era stato istituito il “ comitato permanente per la migrazione interna”; scopo del comitato era quello di agevolare il flusso migratorio dalle province del regno con popolazione sovrabbondante verso quelle meno abitate del mezzogiorno e delle isole.

 

Molto si è discusso, sul mancato insediamento delle famiglie sarde, e la spiegazione data dall’ing. Dolcetta è sicuramente molto mortificante per la popolazione sarda. Secondo lui i rurali sardi sono poco adatti a causa della loro estraneità ad esperienze produttive incentrate su rapporti contrattuali di colonia o mezzadria e, sopra tutto non sono adatti ad un progetto collettivo a causa del loro radicato individualismo.

 

Questo aspetto viene riportato nell’articolo apparso nella prima pagina del numero di Marzo, a firma di Gaetano Aneris, intitolato “ Pionieri”I pionieri sono i coloni veneti.

 

Aneris dà una spiegazione a questa scelta molto semplice, in qualche modo condivisibile, chi sa già coltivare perché lo ha appreso dopo la bonifica delle sue terre, può insegnare:

 

“ … i nostri agricoltori, tutta la nostra gente dei campi, ogni anno delusi nelle loro più sane speranze, contristati dall’avverso clima, che mille volte rese vane le più sudate fatiche, sono costretti a seguire fatalmente le tradizioni avite ed i sistemi primitivi di conduzione della terra e degli armenti….noi favoriamo con fiduciosa consapevolezza dei compiti che il regime corporativo ci affida, la immigrazione di autentici e provetti coltivatori dei campi provenienti dal veneto, dalla Lombardia, dalla Romagna e dalle altre regioni della penisola in quelle plaghe della Sardegna, che essi sapranno rendere più produttive, non meno di quelle che li videro nascere… i nostri contadini, immancabilmente, in un prossimo avvenire, anzi fin d’ora ricalcheranno le orme dei compagni immigrati, e si sforzeranno di eseguire i sistemi di coltivazione della terra da essi sempre finora praticati…”

 

IL MITO DELLA GIOVINEZZA

 

“il regime intende preparare spiritualmente tutta la gioventù italiana, dalla quale per successive selezioni, deve sorgere la serie delle classi dirigenti dell’Italia fascista di domani, e all’uopo ha creato, accanto alla milizia civile del partito le organizzazioni dei Balilla, degli Avanguardisti, dei Gruppi Universitari Fascisti”

 

- da partito nazionale fascista – foglio d’ordini, 20 gennaio 1930

 

Forgiare ed educare le nuove generazioni è forse l’aspetto più incisivo e ricorrente del mensile, tanto fondamentale da rendere conseguenziali a questo aspetto alcuni avvenimenti fondamentali del regime. La stessa ricorrenza del compleanno del Duce è legata ai giovani Balilla e comunque agli scolari meritevoli.

 

Da sottolineare il breve trafiletto indirizzato ai mezzadri, breve ma denso di quel contenuto pedagogico che percorre tutto il mensile:

 

il fascismo, padre attento e preoccupato dell’avvenire delle nuove generazioni, annuncia, attraverso la Sbs, che tutte le spese del giornale saranno sostenute dalla società, e che tutti gli introiti, saranno depositati in quattro libretti di risparmio che verranno intestati ai ragazzi più meritevoli

 

I libretti, vincolati fino a 18 anni, verranno consegnati il 29 luglio, data di nascita del Duce: il buon padre si preoccupa dei suoi figli.

 

Nel numero 7 di agosto verrà dato ampio spazio all’avvenimento

 

Le mille lire iniziali avrebbero fruttato in 10 anni 600 lire di interessi, per un totale di £ 1600, cifra sicuramente considerevole per quei tempi.

 

Poterne usufruire dopo la maggiore età non è legato al concetto anagrafico ma a quello ideologico di essere pronti per formare una nuova famiglia solida e prosperosa e sicura del suo avvenire grazie al Duce, padre di tutti gli italiani.

 

Ancora rivolto alla nuova generazione da forgiare,vengono pubblicate le migliori letterine degli alunni delle scuole di Mussolinia, scritte per ringraziare di aver ricevuto il libro della Buonamici che racconta la vita del Duce.

 

Anche qui una sottolineatura, nel preambolo si dice appunto che vengono pubblicate le migliori, ma non vengono corretti gli errori grammaticali come per esempio in quella di Ferro Aldo ( soldati con due tt, ricchezza senza h…).

 

Nella risposta della Buonamici, un accenno all’annoso problema del dialetto sardo. L’autrice fiorentina, del libro “ Duce nostro” racconta che ha conosciuto molti sardi durante la guerra di redenzione :

 

“… i sardi della Brigata Sassari, li ho curati, feriti negli ospedali, rivedo ancora i loro occhi neri, risento ancora la loro voce che si faceva tanto dolce per parlare la chiara lingua della madre patria….. anche voi, ragazzi di Mussolinia, avete lo stesso puro accento, non è vero?. se poi volete farmi sentire il vostro dialetto armonioso fatelo pure, ed io starò a sentirlo come si sente una bella musica che non si conosce, ma che si comprende con l’anima…”

  

I PREMI DI COLONIZZAZIONE E LE OPERE A MUSSOLINIA

 

E’ un continuo susseguirsi di concorsi, premi, elogi e tanto sono anonimi gli autori e gli organizzatori dei vari avvenimenti tanto sono invece identificati e nominati i coloni. Per ognuno che si è distinto in qualche attività rurale viene riportato il nome e cognome e spesso anche la fotografia: è una comunità che va cementata ed educata anche in questo modo.

 

Un corsivo di una sola colonna sulle celebrazione del “28 ottobre XIII e del 4 novembre” le altre quattro colonne sono dedicate alla premiazione nella Sala Regia, da parte del Duce ai coloni benemeriti, quelli sardi sono i più numerosi: 151 e se riporta anche l’elenco nominale.

 

Il premio di colonizzazione era di £ 1000. Questo sottolinea ancora una volta l’enorme importanza che il successo delle bonifiche assumeva per il regime e per l’ideologia fascista che come diceva il Duce “ prima di essere verbo è stato azione” .

 

Una intera prima pagina è dedicata alla storia di Mussolinia:

 

Nella terza colonna si legge un corsivo che è un capolavoro diplomatico, rendere omaggio all’ingegner Dolcetta senza fare ombra al Duce:

 

“… se al regime e soprattutto al Duce si deve la realizzazione di Mussolina, pure l’esecutore della volontà del capo vi ha la sua parte, e questo esecutore è stato l’Ing.Dolcetta. Quindici anni di attività egli ha dedicato alla bonifica di Terralba: i quindici anni più fiorenti della vita e questo Mussolinia non dimentica”

 

L’Ingegner Dolcetta si era dimesso a causa di non ricomponibili divergenze con il direttivo societario

 

LA PAGINA AGRICOLA

 

E’ un capolavoro didattico, quasi dispiace non essere agricoltori perché non si può cogliere appieno la funzione di insegnamento di quelle tecniche atte a trasformare terreni e culture.

 

Una riflessione è d’obbligo, se erano stati scelti coloni veneti in quanto esperti delle nuove tecniche perché tanto impegno nell’insegnare attraverso il giornale?

 

Tre le rubriche fisse una è dedicata all’ arboricoltura, una è dedicata alla zootecnica e una è intitolata “ i campi e il lavoro”.

 

Nel primo numero appare anche una rubrica intitolata “ Bassa Corte”.

 

La rubrica è rivolta alle donne, non in quanto tali ma in quanto massaie e come tali sono chiamate a contribuire “ ruralmente” al podere. Infatti nella rubrica verranno dati consigli per valorizzare il patrimonio dei polli dei tacchini, dei piccioni e dei conigli, animali fondamentali per l’alimentazione della famiglia rurale. Nel numero di aprile vi è una descrizione accurata di come si esamina una gallina per capire se sarà una buona ovaiola, compreso quale sarà l’accoppiamento migliore con il gallo per avere più uova. E’ un capolavoro! verrebbe da chiedersi chi è, nella redazione o nella SBS l’esperto gallinaio, per fargli i complimenti.

 

Cosa si insegna:

 

> La Viticoltura: consegna di un ettaro di vigneto ad ogni mezzadro “soltanto gli astemi potranno fare a meno di un vigneto, ma non vogliamo fare un torto ai nostri mezzadri di pensare che qualcuno possa essere o diventare astemio”.

 

La SBS si mette a disposizione per insegnare a coltivare un vigneto.

 

I vigneti piantati sono ormai 550 ettari. Le zone sono state lottizzate in 12 tronchi da 45 ettari. Inizialmente la scelta delle uve è relativa a quelle coltivate in Sardegna ma successivamente viene estesa la sperimentazione ad altre qualità provenienti dalla Toscana. Il sistema iniziale era quello ad alberello, praticato in Sardegna, con coltivazione asciutta. Poi in seguito alla possibilità di rendere i terreni irrigui si è cambiato con il sistema alla guyot ( cordoni di filo di ferro sostenuti da pali di castagno). Nel numero di Agosto la rubrica è dedicata alla vinificazione, è un articolo assolutamente didattico spiega punto per punto cosa bisogna fare.

 

Da sottolineare nel titolo un coinvolgente plurale: “come attrezzarci per una buona vinificazione”.

 

> Le diverse colture agrarie: la rubrica si intitola “il nostro contributo alle culture agrarie”.

 

Vi è un capoverso nel numero di Maggio, che meriterebbe un approfondimento psicologico:

 

“non più l’odore forte di terra silvestre, il penetrante profumo di mirto, di lentisco, che, altra volta, emanava dai vasti apprezzamenti cespugliati. ( immagine positiva nda). non più la solitudine squallida, in una vasta campagna tutta sabbia…in un territorio malfamato dal paludismo malarigeno ( immagine negativa nda) che ne faceva “la tomba dei continentali”…

 

Il seguente elenco di moltissime altre piante importate da Bari, dall’Emilia, dalla Lombardia e da altre parti dell’italia, ci danno l’dea di come le caratteristiche della vegetazione sarda sarebbero di li a poco cambiate.

 

> La Zootecnica: il 14 Gennaio si costituisce “la Società provinciale allevatori del bestiame bovino” e il 5 Febbraio :”la Società regionale degli allevatori”.

 

Anche rispetto al bestiame è prevalente l’aspetto didattico: si insegna addirittura come combattere la timpanite, che era una malattia dovuta alla alimentazione verde del ladino, arrivando persino a stabilire l’orario del governo del bestiame!

 

> I campi e il lavoro: si da ordine “per colmare le precedenti avversità” di curare alcuni settori fra cui il grano, i prati, le vigne, gli alberi fruttiferi. E’ un elenco meticoloso delle procedure, è come andare ad una scuola di agricoltura.

 

Vi è poi un vero e proprio corso di viticoltura di 12 lezioni tenuto dal Sig. Donnini, alla fine del corso, verranno distribuiti ai più meritevoli attrezzi agricoli.

 

Tutti gli altri numeri continuano su questa impostazione didattica in modo meticoloso e puntiglioso: “ bisogna fare così”.

 

 LA TERZA PAGINA

 

Non ha un titolo ed è meno strutturata delle altre.Lascia più spazio a diversi argomenti, meno legati alla agricoltura e più finalizzati come nella rubrica “ in cantiere”, a elencare passo per passo, mese per mese, l’avanzamento dei lavori di bonifica e di costruzione. Si riporta la cronaca del viaggio dei coloni, relativo al 1933, ‘che si recano a Roma per ricevere “l’ambito premio di colonizzazione “ dalle mani del Duce. Come abbiamo visto la cronaca della premiazione viene riportata anche per l’anno 1934. Le cronache e lo spazio sono però molto diversi.

 

 

 

La prima è riportata nella terza pagina, ed è proprio un racconto del viaggio con la visita a Littoria e alla mostra della rivoluzione

 

Alla seconda è invece dedicato uno spazio nella prima pagina del numero di novembre ed è tutta incentrata, non sul viaggio ma sul Duce e sui coloni non come gruppo indistinto ma come individui singoli, e a differenza della prima vengono riportati tutti i nomi dei premiati

 

Appare la rubrica : “vita parrocchiale”, che andrà poi però nella parte del “Giornale di bordo”

 

Curioso l’invito del parroco a leggere il mensile …. “così ci sentirete più vicini…”

 

il “Ci” indica che il Parrocco non fa parte dei parrocchiani ma fa parte degli altri: quelli che guidano e insegnano.

 

Ampio spazio viene dedicato nei vari numeri, a firma di Don Felice Valentino,

 

(delegato arcivescovile parrocchiale dal 1932 al 1935) a celebrazioni e ad avvenimenti cristiani: Don Bosco il Santo realizzatore dei sogni e San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Sono lontani i tempi in cui il fascismo proibiva l’associazionismo cattolico, e vicini i tempi del Concordato

 

Un’altra nota da sottolineare : la terza pagina del numero di Marzo ricorda l’XI annuale della fondazione della Milizia con tanto di dedica di Mussolini: non è in prima pagina.

 

Altra curiosità : i proverbi toscani, intere pagine dedicate a questo argomento. e addirittura alle consuetudini della campagna toscana.

 

Lasciando perdere la discussione sulle motivazione della scelta dei coloni, rimane comunque il fatto che pur non essendo stati scelti i sardi, non erano neanche tutti toscani, e allora ci si chiede perché solo proverbi toscani?

 

LA QUARTA PAGINA

 

Impostazione grafica: cambia il solo assetto verticale e viene proposto quello orizzontale per due rubriche:

 

Diario di Bordo;

 

Lo sport a Mussolinia;

 

Entrambe usufruiscono dello stesso spazio.

 

> Diario di Bordo

 

e’ sicuramente un titolo molto azzeccato e specchio di quello che era il fine del mensile, rendere noto a tutti. quello che il fascismo faceva a favore delle famiglie dei coloni, e contestualmente gratificare e premiare attraverso premi concorsi e meriti tutti i coloni. Oggi potremmo riassumere queste cose dicendo che era un progetto per costruire lo spirito della comunità

  

Inizia il bollettino demografico. Alcune curiosità della rubrica:

 

riporta i dati del 1933 indicandolo però come anno XII;

 

Nell’anno 1934 per i mesi di settembre ottobre novembre viene sempre scritto mese di agosto;

 

Nell’anno 1937 cambia l’ordine: al primo posto viene messo il dato relativo ai matrimoni, che prima stava all’ultimo posto;

 

Nel numero di Luglio si riporta quello che è stato una grande avvenimento nella campagna di propaganda del fascismo : l’impianto sonoro.

 

Ora è possibile non solo indottrinare con le immagini ma anche con la parola

 

> lo sport a Mussolinia

 

Nasce l’US e nasce anche mandando una lettera a tutti i tifosi, a testimonianza di come fosse capillare la propaganda fascista.

 

 

 

Ampio spazio al calcio, ma questa è sempre stata e lo è tutt’ora una malattia tutta italiana: è il nostro sport nazionale.

 

Anche le cronache delle sconfitte sono molto simili a quelle di oggi: è colpa dell’arbitro, del portiere poco abile o di una linea di attacco non agguerrita fino a quando si arriva alle vittorie e allora tutto il merito è della squadra Mussolinia, intesa però nella sua totalità, non si riportano i nomi dei più bravi.

 

Rispetto al calcio è da sottolineare che nonostante l’enfasi prodotta dalla vittoria della nazionale italiana ai mondiali di calcio, l’avvenimento è riportato come un trafiletto nel numero di Luglio.

 

 

                         1935

 

 AVVENIMENTI 

  

► A Gennaio Mussolini riceve Pierre Laval ( Capo del Governo di Parigi) con il quale firma gli accordi Italo-Francesi.

  

►L’11 Aprile iniziano i colloqui del convegno di Stresa.

 

Mussolini era giunto nella cittadina lacustre in maniera spettacolare, pilotando un idrovolante e ammarando con perizia. La conferenza termina il 14 aprile e si dimostra di importanza essenziale per il mantenimento della pace in Europa da un lato, e per la decisione dell’impresa etiopica dall’altro.

 

Nel corso della conferenza Mussolini ottiene il tacito consenso all’azione italiana che sta per avere inizio nell’Africa Orientale.

 

 ►Il 27 aprile fonda Guidonia, così chiamata in onore del generale Alessandro Guidoni, capo del genio aeronautico, deceduto durante un lancio di prova mentre sperimentava un nuovo tipo di paracadute.

  

►L’8 settembre a Roma sulla via dell’Impero, Mussolini assiste alla sfilata delle ventiquattro legioni avanguardiste partecipanti al settimo campo Dux.

  

►Il 2 Ottobre con un memorabile discorso, Mussolini avvia la campagna d’Etiopia.

  

►A Novembre la lega delle nazioni applica le sanzioni economiche contro l’Italia.

  

►Il 18 dicembre Mussolini inaugura Pontinia e annuncia la fondazione di Pomezia e di Aprilia. E’ anche la “Giornata della fede” e gli italiani offrono alla patria gli anelli nuziali, per far fronte alle necessità economiche causate dal blocco sanzionista. [24]

  

 3.3 ANNO 1935

 

Brigata Mussolinia - contenuti

  

LE VISITE DELLE AUTORITA’ FASCISTE

 

Il 1935 è un anno importante per il Duce e per il fascismo.

 Mussolini firma con Laval gli accordi di Roma in base ai quali,la Francia cedeva all’italia 144 km quadrati a sud della Libia, 800 km quadrati a sud dell’Eritrea e una parte delle azioni ferroviarie Ributti Addis- Abeba, in cambio della rinuncia italiana a rivendicazioni in Tunisia.

 

Questi i risultati scritti ma   Mussolini ottiene molto di più : mano libera per l’annessione dell’Etiopia, Laval negherà di aver dato questo consenso ma oggi sulla base dei documenti ora pubblicati risulta vero.

 

Ma Brigata Mussolinia almeno fino a Giugno mantiene la sua caratteristica principale di mensile agricolo e di plauso per le opere di bonifica volute dal Duce e l’avvenimento centrale sarà la visita del Duce a Mussolinia: tutto il numero di Giugno, l’unico come abbiamo detto di sei pagine è interamente dedicato a questo, avvenimento, viene mantenuta solo la rubrica “ Diario di Bordo”

 

Nella prima pagina la foto del Duce che occupa tutto lo spazio.

 

E’ una foto di Mussolini in abiti civili, l’espressione non è quella solita, volitiva e con il mento in primo piano, ma piuttosto una immagine benevola del buon padre di famiglia, come è sempre riportato nel mensile.

 

L’articolo “Nel nome del Duce: Credere Obbedire Combattere” è un inno al Duce, e se analizzato scevro da condizionamenti ideologici è anche commovente: ancora una volta non è firmato quasi ad indicare nelle genti rurali una sola voce e un solo sentire.

 

L’avvenimento corredato di fotografie, continua poi in terza pagina con l’articolo :

 

“il Duce fra i fanti rurali della Brigata Mussolinia”.

 

Bisogna immergersi nella lettura dell’articolo per comprendere quella politica del consenso, che ha caratterizzato il regime fascista:

 

le bandiere che si illuminano, i prati che diventano più verdi, le sirene e le campane che rispondono A NOI!”.

 

Ma se riusciamo a sorridere leggendo queste descrizioni pindariche senza concentrare su di esse solo un giudizio negativo, possiamo arrivare ad immaginare l’effetto che deve aver prodotto la visita del Duce su di una popolazione composta per lo più da gente semplice, non avvezza ai clamori e dedita al duro lavoro nelle campagne.

 

Nell’ultima parte si racconta la sua visita ai poderi e ai coloni con i quali il Duce si intrattiene chiedendo in dialetto romagnolo notizie sulle loro famiglie e sulla loro attività…chissà se le conversazioni sarebbero state altrettanto proficue in dialetto sardo!

 

Altra visita importante è quella di S.E Ricci, ma non per la visita in sè ma per l’inaugurazione della casa del Balilla. Si legge:

 

S.E Ricci è venuto fra noi per inaugurare la casa del Balilla… destinata a diventare il vero tempio della nostra gioventù, dove le fanciulle e i fanciulli cresciuti all’ombra del fascio littorio ( nb c’è sempre la distinzione fra donne e uomini) saranno addestrati al moto, all’aria libera, alla ginnastica al nuoto, quella casa che sarà scuola di carattere e disciplina, in cui verranno vagliate e temprate le nuove generazioni”.

 

Nonostante la visibilità dell’edificio da parte di tutti gli abitanti di Mussolinia viene descritta nel dettaglio tecnico, probabilmente per metterne in risalto la grandezza e la magnitudine e il tempo breve per costruirla: i lavori sono iniziati a Luglio del 1934 e finiti ad aprile del 1935 per un totale di 80.000 ore lavorative

 

Altra inaugurazione è quella della casa del fascio, adibita al dopolavoro impiegati.

 

Due curiosità:

 

  • al primo piano trova posto un ampio ballatoio esterno destinato ad Arengario. L’arengario era il palazzo dove aveva sede il Comune nel Medioevo, il termine era proprio dei Comuni delle città del Nord!
  • collocazione di una campana sulla torre littoria: la campana è un simbolo cristiano, la Chiesa ha adottato le campane già prima del VI secolo, ma su questa   è inciso un motto del Duce: “ si redime la terra-si fondano le città”

 Nel numero di Marzo fa la sua apparizione un primo riferimento a quello che poi sarà il più grande avvenimento intorno al quale il fascismo riuscirà a consolidare il consenso di tutti gli italiani : la nascita dell’Impero.

 

L’articolo si intitola “ le nostre colonie dell’Africa Orientale”

 

Le colonie sono la Somalia e l’Eritrea e in sintonia con i presupposti del mensile vengono descritte dal punto di vista agricolo.

 

Curiosità: c’è un errore matematico nel trafiletto dove dice

 

nel clima politico e morale creato da 18 anni di regime e da 16 anni di passione fascista.”I 16 anni sono quelli che iniziano dal 23 marzo 1919 con la fondazione dei fasci di combattimento, mentre 18 anni di regime è sbagliato; sono 13 considerando il 1922, anno della marcia su Roma e della presa del potere.

 

Gli altri spazi della prima pagina del mensile sono dedicati alla celebrazione della madre e del fanciullo ( giornata per esaltare la donna feconda), alle cronache di due concorsi, alla Befana fascista, voluta come festa dal duce nel 1928, da opporre al Babbo Natale americano.

 

E’ istituita l’organizzazione fascista delle Massaie rurali. Il ruolo della donna è quello di compagna intelligente dell’uomo e amministratrice sapiente dei suoi guadagni.

 

Bisogna iscriversi in quanto “ la vostra adesione sarà l’espressione tangibile della gratitudine e della devozione che Voi sentite per Colui che vi vuole artefici del progresso del benessere della famiglia rurale”.

 

Da Settembre potremmo dire che la funzione di Brigata Mussolinia ormai è solo un ricordo: l’avventura africana e tutti gli avvenimenti ad esso correlati domineranno le prime pagine

 

Il Duce chiama, gli italiani rispondono:

 

l’adunata generale di tutte le organizzazioni del partito e delle forze del regime ordinata dal DUCE per un giorno per un giorno prossimo va inteso come un vero e proprio ordine di mobilitazione civile… quarantacinque milioni di italiani seguiranno il DUCE dove Esso vorrà”

 

Nel numero di Ottobre c’è di nuovo la foto del duce con il motto: credere obbedire combattere, ma questa volta, l’espressione non è benevola, indossa l’elmetto: il richiamo alla guerra è evidente .

 

Riporta il discorso del Duce del 2 Ottobre con il quale si da avvio alla campagna d’Etiopia e l’elenco delle adunanze nelle maggiori città d’Italia: Roma Milano Torino Genova Trento Trieste Venezia Napoli Firenze, e infine Mussolinia. Unica città del sud : Napoli.

  

 LA PAGINA AGRICOLA

 

Si smorza l’enfasi didattica dell’anno precedente. I contenuti sono più sobri e quasi sempre orientati alla viticoltura

  

LA TERZA PAGINA

 Ampio spazio viene dato alle opere irrigue, specificandone nel dettaglio cosa sono e che funzione hanno, ma nel numero di gennaio appare un novità: “NOTIZIE SULLA STORIA DELLA SARDEGNA”

 Una precisazione, si legge nell’articolo “speriamo che tale iniziativa incontri il favore dei lettori”. Fino a questo momento, in nessun altro articolo, ci si era posti il problema se qualcosa potesse piacere o meno ai lettori!

 

La prima città di cui si racconta la storia è Oristano, in quanto la più vicina a Mussolinia. La prima ma anche l’ultima, infatti nonostante la specificazione che si sarebbe continuato a scrivere sulle città della Sardegna, non c’è nessuna altro articolo… chissà forse l’iniziativa non aveva incontrato il favore dei lettori!

 

Anche per il 1935, l’annuale (XII) della fondazione della milizia è un trafiletto.

 

C’è poi un bellissimo resoconto del drammatico episodio delle insurrezioni nelle Asturie. Non ha un contenuto politico ma esclusivamente cristiano: è’ scritto e firmato dal parroco.

 

L’arrivo dei nuovi mezzadri a Mussolinia è descritto con dovizia di particolari e con l’elenco nominale di tutti i componenti: 10 famiglie per un totale di 94 persone : una media di 10 componenti a famiglia. E’ spesso una famiglia allargata ci sono anche fratelli e sorelle e fidanzate

 

Interessante è l’articolo “LE NOSTRE COLONIE LIBICHE”. Non ha ancora un contenuto bellico ma e’ un trattato sulla agricoltura possibile in Libia!

 

Non ha l’enfasi delle precedenti cronache. La stessa descrizione e lo stesso contenuto viene proposto per l’Abissinia

 

Abbandonata la storia delle città sarde, compare per la prima volta qualcosa di tipico della Sardegna: la pesca del tonno. Descrive che cos’è e come funziona una tonnara.

 

Una nota da sottolineare è il maggior spazio dato all’anniversario del 28 ottobre e alla celebrazione del 4 novembre.

 

 LA QUARTA PAGINA

 

Giornale di bordo anche qui il tono è molto più dimesso.

 

Nel numero di Marzo riporta la cronaca della visita del presidio di Cagliari a Mussolinia: per la visita sono stati scelti i soldati che nella vita civile erano contadini.

 

Viene un po’ invasa dalle notizie sportive, ma è comunque l’unica rubrica mantenuta nel numero di giugno di 6 pagine.

 

Curiosita gli annunci funebri si intitolano: Tristia, che in latino significa tristezza è un opera del poeta latino Ovidio. Nel mondo Romano i Tristia costituivano la ricorrenza che intendeva commemorare la vicenda di Attio e la sua morte.

 

Viene istituito un premio di £ 200 per chi si sposa e infatti nel 1935 c’è stato un considerevole aumento dei matrimoni ( 60).

 

Ad Ottobre il Parroco Don Felice Valentini se ne va perché diventa cappellano militare presso le truppe operanti in Africa Orientale.

 

Lo sport a Mussolinia: fino a Luglio solo cronache del calcio poi cominciano ad essere riportati tutti gli sport.

 

Nel numero di dicembre c’è un interessante articolo sull’aspetto assicurativo del dopolavoro aziendale. Viene da chiedersi,cosa ci fa nella rubrica sportiva?

 

 

1936

 

 AVVENIMENTI

 

 

Il primo Marzo viene commemorata la battaglia di Adua. Mussolini e il Re, in tenuta militare con elmetto metallico, rendono omaggio al sacello del Milite Ignoto.

  

► Il 25 Aprile il Duce fonda Aprilia.

 

Dopo aver tracciato, alla guida di una motoaratrice, il solco di fondazione della città, si pone ritto sulla macchina e pronuncia un discorso alla folla dei rurali.

  

►Il 5 Maggio Badoglio telegrafa la notizia dell’ingresso degli italiani in Addis Abeba

 

Mussolini da palazzo Venezia annuncia la fine della guerra e annuncia la pace agli italiani e al mondo.

  

►Il 9 maggio l’Italia ha il suo Impero e Mussolini nel suo discorso esorta a salutare “dopo quindici secoli la riapparizione dell’impero sui colli fatali di Roma” mentre il 15 luglio annuncia la fine delle sanzioni.

 

 ►In Agosto è a Pontinia: qui trebbia per oltre tre quarti d’ora, il grano che Lui stesso aveva seminato il 18 dicembre del 1935, in occasione della inaugurazione della città.

  

►A Settembre riceve a Roma separatamente il dott. Hans Frank ministro della giustizia del Reich e il dottor Baldur Von Schirach capo della gioventù hitleriana: è la testimonianza del riavvicinamento fra Italia e Germania dopo la rottura con le potenze sanzionistiche a seguito della campagna d’Etiopia.

 

Il mese dopo riceverà a palazzo Venezia Heinrich Himmler, capo della polizia tedesca e comandante dei reparti SS.

 

 ►Il 19 Dicembre nella sala regia il Duce riceve le 95 madri più prolifiche d’Italia consegnando a ciascuna di esse un premio di 5000 lire in denaro e una polizza gratuita di £ 1000.[25]

   

3.4 ANNO1936

 

Brigata Mussolinia - contenuti

 

 LE VISITE DELLE AUTORITA’ FASCISTE

 

Bisogna aspettare il numero di Aprile che riporta la cronaca della visita “ di S.E il Ministro dei LL. PP a Mussolinia”

 

Nel titolo non viene chiamato per nome ma indicato come ministro, probabilmente per sottolineare come riportato nella cronaca “come passassero decenni senza che un ministro, tanto meno quello dei Lavori Pubblici venisse in Sardegna…. Ma oggi c’è il Duce che pensa a tutto e quindi i ministri devono vedere di persona se i suoi ordini vengano eseguiti”

 

L’altra visita è quella del Ministro di Grazia e Giustizia S.E Solmi, ( viene chiamato solo con il cognome). Solmi si era recato a Mussolinia ad Aprile, ma la cronaca della visita viene riportata solo a Giugno perché, come si dice nell’articolo, “i recenti ultimi grandi avvenimenti che hanno fatto vibrare di orgoglio tutta la nazione italiana ed hanno dimostrato al mondo l’efficienza delle nostre forze armate e lo slancio della nuova giovinezza italiaca, ci hanno impedito di dare il resoconto delle cerimonie con le quali Mussolinia celebrò operosamente il 21 Aprile dell’anno XIV.”

 

Gli avvenimenti epocali si percepiscono anche da qualche piccola curiosità:

 

Nei numeri precedenti, il saluto alle autorità è quello dei mezzadri, adesso il saluto è “a nome di tutti i Camerati di Mussolinia” e il saluto è il fascistissimo ALALA’

 

Mentre la visita del Prefetto e delle autorità di Cagliari, più che un omaggio alle persone è l’occasione per descrivere le opere di Mussolinia.

  

LA SCELTA DEI COLONI

 

Dopo la descrizione della visita di Solmi che continua in terza pagina, lo stesso procede alla premiazione con “ la stella al merito rurale” di tre mezzadri : 1 Sardo e 2 Veneti. Una curiosità: per il Sardo nella didascalia della fotografia viene riportata la data di iscrizione dello stesso al PNF, mentre per gli altri due Veneti no.

 

Tutta la zona centrale di Mussolinia è stata bonificata e i 66 poderi verranno consegnati ai nuovi coloni, che vengono da tutte le parti d’Italia.

 

Nella descrizione si riporta la particolarità dell’abbigliamento dei coloni sardi, che “ con i loro costumi tradizionali danno una nota di vivacità e di gaiezza a tutto lo schieramento, e sono di altissimo significato. Indicano la perfetta fusione avvenuta fra tutti gli italiani di tutte le regioni sotto il luminoso segno del Littorio marciano alla via del lavoro e della vittoria

 

Visto che gli altri coloni non indossano i loro costumi tradizionali, più che di integrazione si sarebbe tentati di pensare, che la scelta dell’abbigliamento da parte dei coloni sardi sia stata una dimostrazione di “orgoglio regionale” comunque distintiva e non integrativa.

 

Viene poi descritto dettagliatamente il “diploma” che attesta la consegna del podere. Nell’ottica educativa che abbiamo evidenziato, il termine Diploma al posto del forse più corretto “ certificato” è molto più adeguato.

 

Una curiosità; i poderi sono 66, e vengono consegnati a 49 coloni, di cui 11 sardi.

 

E gli altri 17? C’è comunque una nota positiva : nella precedente assegnazione non c’era nessun sardo

 

 IL MITO DELLA GIOVINEZZA

 

Anche per il 1936, la ricorrenza del compleanno del Duce è celebrata con il premio ai “quattro bravi ragazzi che quest’anno hanno preso dalle mani del podestà il libretto di mille lire” e anche nel 1936 sono equamente premiati due ragazze e due ragazzi.

 

Si costituisce la parrocchia salesiana : anche qui il riferimento è alla gioventù: viene esaltato Don Bosco per la sua dedizione completa alla educazione materiale e morale della gioventù. Ancora la befana fascista: distribuzione dei doni il 12 gennaio e non il 27, e comunque mai il 6 gennaio.

 

Anche per celebrare la evoluzione a Parrocchia della chiesa di Mussolinia, oltre alla foto del nuovo parroco DON GIOVANNI GASBARRI, viene scelta una foto dello stesso con i fanciulli dell’oratorio.

  

I PREMI DI COLONIZZAZIONE E LE OPERE A MUSSOLINIA

 

Nessuna prima pagina, a differenza degli altri anni è dedicata ai premi di colonizzazione, mentre il numero di ottobre è interamente dedicato al nuovo caseificio. Nell’articolo l’immancabile accenno didattico con la descrizione della lavorazione del latte dai tempi di Roma e l’immancabile riferimento all’Italia del Nord: nessun accenno ai formaggi tipici sardi. Leggendo poi della organizzazione e del funzionamento del caseificio e considerando che siamo nel 1936, non si può che prendere atto che il caseificio è quanto di più moderno e attrezzato si possa immaginare.

 

Si recupera uno spazio “sardo” rispetto al caseificio nella terza pagina, dove si pone particolare attenzione all’allevamento della pecora e si elencano tre formaggi tipici sardi, inoltre vi è un accenno che rimane solo un accenno sulla produzione della lana: “ la lana è grossa, di qualità mediocre e con essa si tesse un robusto panno semi-impermeabile ( orbace). L’uso di questo tessuto in Sardegna è antichissimo e se ne sarebbe forse estinta la produzione, se non fosse prescritto ora per le divise fasciste”

 

Questa impostazione è assolutamente contraria alla propaganda che abbiamo visto fino ad ora. Ci si sarebbe aspettati una enfasi sull’aspetto rurale collegato a quello della divisa fascista e quindi la sottolineatura di quel parallelismo già visto altre volte fra battaglia rurale e battaglia militare.

 

E’ invece molto in sintonia con il poco spazio lasciato ai coloni sardi.

 

Nell’insieme possiamo dire che lo spazio riservato ai temi rurali diventa veramente esiguo, tutta l’attenzione è concentrata sugli avvenimenti e sulla fondazione dell’impero. L’avvenimento aveva già avuto il suo spazio nell’anno 1935, ma nel 1936 è sicuramente l’argomento dominante di “ Brigata Mussolinia”.

 

La preparazione dell’impresa etiopica era iniziata con gli accordi Mussolini/Laval del Gennaio 1935. Come sempre il dibattito storico sulle motivazioni della guerra espansionistica fascista vedono posizioni ideologicamente contrapposte:

 

  • da un lato gli storici marxisti, che costituiscono il gruppo più importante tra coloro che hanno spiegato l’impresa etiopica come manifestazione delle aspirazioni imperialistiche della classe dirigente borghese;
  • dall’altro coloro che sottolineano come furono preponderanti le motivazioni di politica interna.Il programma fascista di rinnovamento della società puntava sulla adesione di vasti strati della popolazione ad una politica di espansione territoriale, come strumento della mobilitazione di massa e del radicamento del consenso.[26]

 

Nelle pagine di Brigata Mussolinia siamo sicuramente molto più vicini a questa seconda posizione:

 

Nel Numero di Maggio si passa dalla cartina con i possessi italiani in Africa ai due discorsi del Duce: il primo che riporta il telegramma che Badoglio aveva telegrafato al Duce per annunciargli l’ingresso degli italiani ad Addis Abeba e il secondo del 9 Maggio dove Mussolini dichiara “ la sovranità piena ed intera dell’Italia sull’Etiopia e l’assunzione da parte del Re d’Italia del titolo di imperatore d’Etiopia”

 

Nella terza pagina le foto e le biografie degli artefici dell’ impresa etiopica : Pietro Badoglio e Rodolfo Graziani.

  

In fondo alla pagina un trafiletto su come Mussolinia ha vissuto l’impresa etiopica. Un unico riferimento per così dire rurale: “ abbiamo avuto l’onore di vedere arruolati fra le valorose schiere combattenti con il fucile e con la vanga numerosi nostri figli”

 

E’ in questa ottica militare non poteva mancare un intera pagina dedicata alla morte del Centurione Camillo Hindard Barany, caduto in Africa.

 

E’ un fervente fascista della prima ora, sempre impegnato in battaglie e pluridecorato, ma nei periodi di pace sarà a Mussolinia, comandante del fascio giovanile.

 

Viene a lui intitolata nel 1938 la pineta che si estende fra la strada 24 e 25 con la posa di una stele commemorativa. La pineta è rimasta intitolata a Lui anche nella moderna Arborea.[27]

 

Sempre sul filo bellico un’intera prima pagina è invece dedicata all’anniversario della fondazione della Milizia, e in sintonia con questo vengono pubblicati i comunicati di battaglia della guerra in Africa.

  

LA PAGINA AGRICOLA

 

Anche nel 1936 la pagina agricola ha perduto tutta la sua enfasi didattica. E’ quasi una presa d’atto che tutto quello che c’era da insegnare è stato insegnato e tutto quello che c’era da imparare è stato imparato.

  

LA TERZA PAGINA

 

Diverso l’andamento del contenuto della terza pagina il cui fine viene esplicitato nell’ articolo sulla Spagna:

 

sempre nell’intento di dare ai nostri lettori mezzadri notizie su argomenti di attualità…” e più che mai l’argomento di attualità è la ricerca del consenso intorno al regime fascista. E’ una pagina specchio, forse anche più della prima, del diverso modo di aggregare questo consenso, ed è in questa ottica che possiamo capire articoli come “L’ITALIA SUL MARE”. I mezzadri non sono più coloni ma fascistissimi italiani e quindi è bene che conoscano le gesta della Marina Italiana e la sua storia. E’ comunque una bellissima ricostruzione storica, abbastanza scevra da inutili descrizioni enfatiche quasi a sottolineare solo con dati oggettivi,la magnificenza del genio italiano, o meglio fascista, senza null’altro aggiungere.

 

Altro articolo di contenuto storico/didattico è “ PER LE MAMME DI MUSSOLINIA” , esaurita nella prima parte la funzione informativa, il messaggio poi è molto chiaro e sembra quasi essere un elogio della tutela che il fascismo con le sue leggi e suoi istituti ha stabilito per la maternità.

 

Questa tutela ha come sfondo ideologico uno dei pilastri della ideologia del fascismo: più italiani, più potenza dell’Italia e quindi del fascismo:

 

Le Nazioni con scarsa natalità si avviano verso la decadenza. Ciò non avverrà in Italia dove il fascismo ha già da tempo ingaggiato la battaglia demografica con sagge ed opportune leggi che cercano di agevolare l’accrescimento numerico della nostra popolazione con l’aumento della natalità e con la diminuzione della mortalità infantile”

 

Segue poi una sorta di breviario su come accudire i neonati e sulla importanza dell’allattamento: sembra di leggere uno di quei opuscoli che si trovano oggi nei consultori, risultato di quel superamento della sanitizzazione dell’evento della maternità che ha predominato dagli anni 70 in poi.

 

L’articolo non si esaurisce nella terza pagina e infatti a chiusura dello stesso c’è scritto “continua” ma non se ne trova più traccia nei numeri successivi.

 

Altro spazio della terza pagina è stato dedicato alla lezione tenuta dall’Ingegner Casini sulla bonifica nel corso di preparazione politica dei giovani fascisti. Sovviene pensare come poi nell’Italia Repubblicana, i corsi di preparazione politica, sono

 

sempre stati uno degli obiettivi organizzativi di tutti i partiti dal PCI all’ MSI, passando per la DC.

 

Siamo sempre nell’ottica storico/didattica finalizzata ad enfatizzare le gesta del fascismo nell’articolo “L’IMPERO ROMANO” dove si descrive come Roma conquistò il mondo “non solo con la forza delle armi ma con la forza delle opere e delle leggi”Il parallelismo è chiaro e certamente non sottointeso:

 

Oggi sono risorti in Roma , per virtù del Fascismo, lo spirito, la volontà, la forza antica simboleggiate nel Fascio Littorio che dal tempo dei primi due consoli fu simbolo di completa dedizione alla Patria, fu, così com’è e sarà, insegna di potere e di giustizia”    

 

Nel numero di Settembre appare un articolo sulla Spagna. E’ un articolo esclusivamente storico, riporta la storia della Spagna, sembra quasi che l’Italia non abbia nulla da spartire con gli avvenimenti in atto. E’ sicuramente un controsenso rispetto a tutto quello che abbiamo evidenziato fino ad ora.

 

Quando esce l’articolo la guerra civile è già in atto, ed è già caratterizzata come scontro fra quegli stessi schieramenti che poi combatteranno la seconda guerra mondiale: Le democrazie occidentali più la Russia da una parte e Germania e Italia dall’altra.

 

E’ un conflitto civile che porta con sé, molti interessi internazionali.

 

Per l’Italia vi è una evidente componente ideologica, la falange è vicina la fascismo e inoltre Mussolini dopo il successo in Etiopia mirava allo stesso successo anche in Europa, il suo appoggio a Francisco Franco è anche in chiave antifrancese: spera che i nazionalisti una volta vinto possano concedere agli italiani lo sfruttamento delle isole Baleari, e contestualmente che i nazionalisti si possano riappropriare della sovranità sulla rocca di Gibilterra, uno dei pilastri britannici all’ingresso del Mediterraneo.

 

Questo e altro nella guerra civile Spagnola, ma nulla appare in questi termini nel nostro mensile; ci si sarebbe aspettati almeno nel numero di dicembre qualcosa di più, visto che Germania e Italia avevano riconosciuto de iure il governo Nazionalista di Franco.

 

E invece a Dicembre l’intera terza pagina è dedicata al racconto dell’ingegner Carriola “COME HO ATTRAVERSATO IL CERVINO DA SOLO”

 

Viene pubblicato a puntate e occuperà altre cinque mensilità del 1937

  

LA QUARTA PAGINA

 

Nel numero di Gennaio nel Diario di Bordo viene raccontata la vita di Don Bosco ( ricordiamo che già la prima pagina era stata dedicata alla parrocchia salesiana). Oltre al racconto della sua vita si parla anche della nascita dell’oratorio festivo, dove si specifica che è oratorio e non ricreatorio, in quanto coniuga sia l’aspetto della cristianità sia quello dei trastulli: di mattina alle 8.30 la messa chiamata “messa della gioventù”, nel pomeriggio il catechismo, di sera infine i giochi e lo sport. Anche a Mussolinia quindi nasce l’oratorio.

 

Da segnalare per la sua particolarità l’avviso che nei giorni 2-3-4 Aprile un corso di conferenze morali e apologetiche, per soli uomini! Sono fondamentalmente conferenze religiose e potrebbe essere plausibile pensare che le donne sono escluse per l’orario, si tengono infatti alle 19: orario del pasto serale e del riordino della cucina.

 

Fa anche la sua apparizione un “notiziario del dopolavoro” .

 

L’organizzazione del dopolavoro non è solo, come siamo abituati a pensare una organizzazione di intrattenimento, ma una fucina dove forgiare “l’uomo nuovo”. Vediamo per esempio come nel numero di Aprile viene annunciato che “la direzione generale del dopolavoro organizza il concorso ginnico atletico nazionale dei dopolavoristi d’Italia,manifestazione tipica di quello sport di massa attraverso il quale lo stato fascista cura la preparazione civile e militare del popolo italiano.”

 

Così come ad Agosto viene prevista la “giornata del dopolavorista rurale” che prevedeva una serie di gare sportive a premi. Una curiosità simpatica: “la corsa degli asini” dove viene premiato l’ultimo arrivato!

 

Nell’ottica della attività sportiva nel mese di Ottobre e Novembre, il notiziario del dopolavoro occupa il maggior spazio del notiziario sportivo.

  

Per quest’ultimo non ci sono grandi novità né cambiamenti, ed è forse la rubrica che più rispecchia il suo titolo: vengono riportate prevalentemente notizie, spesso scevre da quell’enfasi pindarica che troviamo in altri articoli, eccezion fatta per quegli avvenimenti sportivi organizzati dal dopolavoro, un esempio per tutti : “ Tazio Nuvolari batte nettamente gli attivissimi avversari tedeschi a Barcellona” è una vittoria italiana ma ne viene riportata solo la notizia.

  

                             CAPITOLO 4

 

LA FINE DI UN’EPOCA

 

4.1 1937 avvenimenti e contenuti : una sintesi d’insieme

 

Nel 1937 Mussolini è Duce del fascismo.

 La costituzione materiale e lo Statuto Albertino sono ormai un lontano ricordo.

 Il 2 gennaio viene firmato a Roma il Gentlemen’s Agrement tra Italia e Gran Bretagna, per la definizione dei reciproci interessi nel Mediterraneo. L’iniziativa era partita da Mussolini.

 Il 12 Marzo, giunto in volo ad Amseat, località libica posta sul confine egiziano, dopo essere sbarcato a Tobruk, dall’incrociatore Pola, Mussolini inaugura la litoranea libica, nel suo primo tronco, dall’Egitto verso l’occidente.

 Il 16 Marzo entra a Tripoli, e due giorni dopo di fronte a duemila cavalieri arabi, riceve la spada dell’Islam.

 Nel Marzo del 1937 Pio XI scrive l’enciclica “ Mit premender sorger” ( con viva preoccupazione) per la prima volta nella storia della Chiesa l’enciclica non è scritta in latino ma in tedesco, perché il Papa vuole farsi capire da tutto il popolo tedesco. L’enciclica è l’espressione dell’ansia del Papa per le leggi antisemite.

 Il 24 Settembre Mussolini, parte in treno alla volta della Germania. Il 28 settembre, allo stadio olimpico di Berlino, Hitler e Mussolini pronunciano i loro discorsi, rinsaldando la comunità d’intenti dell’Asse, che prefigura ormai una formale alleanza.

 Il 26 ottobre riceve a Palazzo Venezia il senatore Giovanni Treccani e il senatore Giovanni Gentile che gli presentano l’ultimo volume della enciclopedia Treccani.

 

Tre giorni dopo inaugura Aprilia, alla presenza di una delegazione tedesca guidata da Rudolf Hess. Il 31 ottobre inaugura Guidonia, costruita come Centro Studi ed esperienze dell’Aeronautica. Gli impianti sono dotati di una galleria del vento e di una vasca idrodinamica. L’11 dicembre presiede la riunione del Gran Consiglio che decreta l’immediata uscita dalla Società delle Nazioni .[28]

 

 

BRIGATA MUSSOLINIA 1937: una sintesi d’insieme

 

 Il notiziario dei mezzadri, perde piano piano la sua iniziale fisionomia.

 

E’ significativo che dal mese di Maggio viene intitolato “NOTIZIARIO MENSILE DELLA SOCIETA’ BONIFICHE SARDE” è sparito il proseguo “E DEI MEZZADRI DI MUSSOLINIA DI SARDEGNA”.

 

Il numero del mese di Marzo è dedicato alla visita del Duce in Libia. Leggendo altre cronache storiche su questa visita, possiamo dire che tutto sommato l’articolo di prima pagina è abbastanza sottotono e contiene ancora qualche residuo messaggio sull’aspetto dell’espansione coloniale come terreno per nuova occupazione e benessere.

 

La visita di S.E. Rossoni è salutata con il ormai solito ALALA’ e questa volta prima di visitare le opere della bonifica visita e passa in rassegna le organizzazioni del Partito e si rivolge ai mezzadri chiamandoli Camerati.

 

E’ l’anno in cui si pongono le basi definitive a livello europeo e internazionale dei futuri assetti che porteranno alla seconda guerra mondiale.

 

E Brigata Mussolinia non si sottrae a questo nuovo indirizzo. Nel mese di Luglio in prima pagina leggiamo: “CAUSE REMOTE E VICINE DELLA POLITICA PER L’AUTARCHIA ECONOMICA”.

 

E’ un articolo feroce contro Wilson e la Società delle Nazioni (di lì a poco l’italia ne sarebbe uscita) che viene definita una “ colossale patacca” e i suoi partecipanti “tristi vescovi di Ginevra e Santoni Societari”.

 

Si delinea già, nonostante la politica diplomatica di Mussolini in senso contrario, che Inghilterra, Francia e Russia saranno le potenze nemiche e l’articolo si conclude dicendo “ prossimamente diremo degli indirizzi e delle finalità immediate di questa politica autarchica in Italia”, e in questi indirizzi i coloni non sono più mezzadri:

 

Camerati Mezzadri l’ordine per le future campagne è il seguente: migliorare la media attuale e arrivare tutti a 20 quintali per ettaro.”

 

La Germania è sempre più vicina, i binari paralleli sui quali viaggiavano, ora cominciano a convergere. La prima pagina del numero di Settembre riporta la foto di Hitler e di Mussolini. Per entrambi un primo piano del volto, ma si intravede che Hitler indossa abiti civili e Mussolini la divisa ( sottolineatura di antica data). Si legge:

 

“…con l’incontro di Hitler e Mussolini si incontrano due gagliarde Nazioni, disciplinate vitali, forti di centodieci milioni di uomini dal corpo sano e dallo spirito temprato per le più dure prove. Due nazioni che formano un blocco granitico invincibile in difesa della minacciata civiltà Europea”.

 

Dicembre si chiude con un omaggio al Duce, viene pubblicata la foto della statua di Mussolini, creata da Federico Papi, donata dalla Società Bonifiche Sarde per celebrare la fondazione dell’Impero. Agricoltura e bonifiche sono ormai lontane e il numero di gennaio del 1938, si apre con la foto del Duce accompagnata dal suo motto: Credere Obbedire e Combattere.

 

Anche la nascita di Carbonia e dell’Industria mineraria in Sardegna non ha il sapore che accompagnava gli avvenimenti della bonifica, ma quello dall’autarchia. Si legge:

 

“…riguardo alle materie prime si era venuto a creare in Italia delle situazioni ben curiose, si diceva e si ripeteva che siamo poveri di materie prime ed intanto languivano le nostre miniere che rappresentavano una ricchezza da far gola anche a Nazioni ben più ricche di noi”.

 

Solo la pagina agricola conserva la sua residuale funzione didattica, ma è ben lungi dall’essere quella dal contenuto entusiastico del 1934.

  

In terza pagina possiamo sottolineare una interessante storia dell’aeronautica italiana, a cui si lega la nascita di Guidonia, intitolata, come abbiamo già detto, al Generale del Genio Aeronautico, Alessandro Guidoni, che si schiantò al suolo la mattina del 28 aprile 1928, per sperimentare un nuovo congegno di paracadute

 

La terza pagina di Ottobre è dedicata alla “CELEBRAZIONE DEI GRANDI SARDI” si legge:

 

per decisione del Duce l’annuale celebrazione dei grandi uomini è stata dedicata alla Sardegna… ma non possiamo pubblicare tutto quanto è stato detto per evocare le figure e le opere dei grandi italiani di Sardegna”.

 

Però lo spazio si trova per pubblicare la parte finale dell’orazione del Federale Endrich. L’avvocato esalta nella sua orazione la Sardegna definendola “Romana perché combattè i vandali, Romana perché costudisce le vestigie della città dell’urbe, Romana perché la tradizione latina resiste nell’arte dei suoi monumenti”.

 

Tanto romana che le nuove terre non furono affidate ai sardi!

 

Il Giornale di Bordo non è più quella simpatica accozzaglia di notizie sui concorsi, sui premi, sui mezzadri premiati, ma è la cronaca di quello che si fa come organizzazione di partito: dalle comunicazioni ai reparti Avanguardisti, ai corsi graduati per i giovani balilla, fino alla partecipazione degli Avanguardisti al IX campo DUX.

 

La pagina sportiva si arricchisce delle notizie sull’aviazione e strano ma vero del Rugby dell’odiata Inghilterra, anche se inizialmente lo sport non è chiamato così ma “palla ovale”.

 

Ma non potrebbe esserci segnale più forte di quello relativo alla non celebrazione del Compleanno del Duce attraverso la consegna del famoso libretto ai giovani e meritevoli scolari, il Duce non è più il buon padre ma è Duce del Fascismo.  

  

4.2 CONCLUSIONI

 

 Come abbiamo visto analizzando anno per anno, il contenuto del mensile, ci si accorge di come questo sia stato veramente uno specchio del tempo: il tempo del fascismo.

 

Abbiamo visto come gli avvenimenti principali dell’anno di riferimento non siano stati esaltati né riportati con l’enfasi che ebbero in altra propaganda fascista.

 

C’è comunque un filo conduttore che non viene mai meno: le bonifiche sono opera e merito del Duce: ed è su questo che il mensile crea il consenso.

 

Se si vuole essere storicamente oggettivi, l’analisi del mensile non può prescindere dalla riflessione sociale, anche se la tentazione della riflessione politica è più forte.

 

E’ un po’ come se fra 80 anni le future generazione cercassero di capire gli orientamenti politici della società attuale attraverso la lettura delle attuali riviste di gossip.

 

Brigata Mussolinia esce negli anni che hanno visto l’ascesa e il consolidamento del consenso intorno, non al fascismo, ma al Duce, minore è infatti il richiamo alla dottrina fascista, di non quanto l’enfasi sulla figura del Duce e possiamo sottolineare come questo fu la piattaforma sulla quale poi si costruirà la sua fine.

 

Il mensile è, abbiamo detto lo specchio di un’epoca, un’epoca che dal punto di vista sociale, è stata quella di un paese uscito da una guerra mondiale vincitore sulla carta ma sconfitto nell’anima, un paese dove ovunque regnava miseria e distruzione.

 

E questo richiamo al passaggio dalla miseria al benessere delle terre bonificate è sempre presente nel mensile.

 

Come è presente e percepibile dalla sua lettura, il progredire di un regime che inizierà dal 1937 il suo declinio.

 

Come meglio dice il Prof. Giorgio Pellegrini nelle sue lezioni, anche dal punto di vista architettonico, negli anni del consenso l’architettura è tutta razionalista, proiettata verso l’avvenire e aperta verso il mondo, poi si chiude in se stessa: nuova fotografia di quello che sta diventando il fascismo.

 

Lo stesso lo percepiamo dal mensile: i primi anni sono cronache entusiaste e costruttive,simboleggiano veramente l’idea della creazione dell’uomo nuovo, di una nazione   forte al pari delle altre Nazioni Europee: per costruirla bisognava creare nelle realtà territoriali la cornice dove il nuovo italiano fascista potesse essere veramente quello sul quale costruire l’avvenire.

 

Non si può leggere Brigata Mussolinia, condizionati dall’essere antifascisti, va letto, interpretato e giudicato proprio come lo specchio di un’epoca qualunque sia il proprio convincimento politico su quell’epoca.

 

Possiamo concludere che nell’insieme il mensile Brigata Mussolinia fu sicuramente una rivista specializzata per gli agricoltori, ma fu anche uno strumento di propaganda per creare, da  un lato il consenso e dall’altro consolidare quello spirito di comunità e solidarietà che le vicende belliche avevano completamente distrutto nelle realtà rurali: nel bene e nel male fu comunque lo specchio di un’epoca.

 

 

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

  

§ NASCITA E AVVENTO DEL FASCISMO di Angelo Tasca Edizione La Nuova Italia

 

§ ECONOMIA PREINDUSTRIALE di Paolo Malanima

 dizione Mondatori 2000

  

§ STORIA D’ITALIA a cura di G.Sabatucci e V. Vidotto

 editori laterza

  

§ ARBOREA …E L’ARBOREINO di A. Michele Angioni

 Edizione PTM 2004

  

§ LEGISLATURA 16° DISEGNO DI LEGGE N°303/30 APRILE 2008 del Senatore Stiffoni

  

§ LA CITTÀ IDEALE – mostra documentaria a cura di Patrizia Mameli e Luisa Piras2010

 

§ www. Bradanometaponto.it/bonifica

 

 § ALLE ORIGINI DELLA RINASCITA a cura di Cecilia Dau Novelli Edizione AM&D 2007

 

 § GLI ANGELI E LA RIVOLUZIONE centro studi Futura autori vari Edizioni settimo sigillo 1991

 

 § STORIA DELLO STATO ITALIANO DALL’UNITÀ A OGGI a cura di Raffaele RomanelliEdizione Mondadori 2001

  

§ L’ETÀ CONTEMPORANEA di Massimo L. Salvatori

 Edizioni Loescher 1990

 

 § CANALE MUSSOLINI di Antonio Pennacchi

 edizione Mondadori 2010

  

§ BENITO MUSSOLINI BREVIARIO a cura di Giovanni MattazziEdizioni Rusconi 1999

  

§ IL FASCISMO RURALE- ARRIGO SERPIERI E LA BONIFICA INTEGRALE DI FABRIZIO MARASTI ED. SETTIMO SIGILLO

 

 note


[1] Il Fascismo Rurale- Arrigo Serpieri e la bonifica integrale di Fabrizio Marasti

Ed. Settimo Sigillo

[2] Arborea …e l’Arboreino di A. Michele Angioni Ed. Prima Tipografia Mogorese

[3] La Città ideale. Mostra documentaria a cura di Patrizia Mameli e Luisa Piras

[4] Mussolinia di Sardegna:l’identità di un’elite rurale di Alessandro Pes pag.209 in “Alle origini             della rinascita” a cura di Cecilia Dau Novelli, Ed. AM&D .

[5] ibidem pag 210

[6] Ibidem pag.210

[7] Arborea …e l’Arboreino di A. Michele Angioni Ed. Prima Tipografia Mogorese pag 118

 

[8] ibidem pag 120

 

[9] La Città ideale. Mostra documentaria a cura di Patrizia Mameli e Luisa Piras

 

[10] A. Lyttelton “la dittatura fascista” paragrafo 4 Propaganda mobilitazione e consenso pag 195 da Storia d’Italia a cura di G. Sabbattucci e V. Vidotto editori laterza

 

[11] “Celebro dunque sono. Un documentario Luce su Mussolinia in Sardegna” in AA.VV a cura di G. Murru

 

[12] A. Lyttelton “la dittatura fascista” paragrafo 4 Propaganda mobilitazione e consenso pag 197 da Storia d’Italia a cura di G. Sabbattucci e V. Vidotto Editori Laterza

 

[13] Valentina Neri “bonifica e compasso” in Arborea…e l’Arboreino di A. Michele   Angioni Ed. Prima Tipografia Mogorese pag 279

 

[14] Mussolinia di Sardegna: l’identità comunitaria di un’elite rurale di Alessando Pes pag 218 in “ Alle origini della rinascita” a cura di Cecilia Dau Novelli Ed. AM&D

[15] Mostra documentaria La città ideale a cura di Patrizia Mameli e Luisa Piras

[16] Mussolinia di Sardegna: l’identità comunitaria di un’elite rurale di alessando Pes pag 209 in “ Alle origini della rinascita” a cura di Cecilia Dau Novelli Ed. AM&D

[17] ibidem pag 226

[18] in Brigata Mussolina, mese di Febbraio, 1934 pag 2.

 

[19] A. Lyttelton “La dittatura fascista”, paragrafo 4 Propaganda mobilitazione e consenso pag 206 da Storia d’Italia a cura di G. Sabbattucci e V. Vidotto, Editori Laterza.

[20] Annalisa Terranova “Madri e massaie in camicia nera: le organizzazioni femminili del fascismo-regime”, pag 35 in “Gli Angeli e la Rivoluzione” centro studi Futura edizioni Settimo Sigillo.

 

[21] Da Brigata Mussolina, Gennaio 1935 pag 95

 

 

[22] Nascita e Avvento del Fascismo di Angelo Tasca edizioni La nuova Italia

 

[23] da Breviario “ Mussolini” edizione Rusconi pag 306

 

[24]da Breviario “ Mussolini” edizione Rusconi pag 307

 

[25] da Breviario “ Mussolini” edizione Rusconi pag 308

 

[26] E. Aga Rossi “ la politica estera e l’impero” in “storia d’Italia” guerre e fascismo a cura di G. Sabbattucci e V.Vidotto editori laterza

[27] Arborea …e l’Arboreino di A. Michele Angioni Edizione PTM 2004 pag 507

 

 

[28] da Breviario “ Mussolini” edizione Rusconi pag 309-310

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dedicato a Isabella

Questo sito è dedicato alla memoria di Isabella Luconi, nata a Messina il 20 Agosto 1957, morta a Cagliari il 15 Maggio 2012. 

 

Isabella, trasferitasi nel 1972 a Cagliari da Ancona, città di origine della sua famiglia, si è diplomata al liceo Scientifico Pacinotti di Cagliari.

 

Ha conseguito il diploma di Assistente Sociale nel 1990 a Cagliari, la laurea in Scienze Sociali a Trieste nel 2004, e la laurea in Scienze Politiche a Cagliari nel 2011.

 

Ha partecipato a alcuni concorsi letterari, in Sardegna e nella Penisola, classificandosi sempre nelle prime posizioni.

 

Impegnata politicamente dall’età di 14 anni, ha militato nel Fronte della Gioventù, nel M.S.I.-D.N. e in Alleanza Nazionale.

 

E’ stata Assistente Sociale nel Comune di Assemini dal 1992.

Sposata nel 1979 con Roberto Aledda, hanno avuto un figlio, Marco.

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