isabella luconi
isabella luconi

LA SANITA’ DA UN PUNTO DI VISTA SOCIALE

                      

 

 

L’egocentrismo professionale è una trappola nella quale spesso rimangono invischiati la maggior parte degli operatori, è stato quindi molto costruttivo partecipare a questo master sulla gestione della sanità, e aver verificato in modo scientifico, che non si tratta di egocentrismo, ma che la Sanità è proprio una cosa …da cani, senza nulla togliere agli animali, ma nominandoli solo per il fatto che non possono parlare, né tanto meno possono lamentarsi.

Cominciamo dalla prima lezione: la promozione della salute e il concetto stesso di salute.

Se è vero come è vero che la definizione più moderna di salute è quella di poter vivere secondo le proprie aspettative e che il concetto di promozione della salute è il processo che consente agli individui e alla comunità di accrescere il controllo dei determinanti la propria salute e di conseguenza di migliorarla, bisognerebbe che qualcuno spiegasse al resto dell’umanità perché l’azione agita sulla teoria è un gap culturale senza ritorno, sia dal punto di vista legislativo sia dal punto di vista dei contenuti relativi al “ fare ”.

Uno dei presupposti teorici del Servizio Sociale è “l’uomo al centro”, a nome di tutta la categoria, lo prestiamo volentieri anche alla Sanità, e contestualmente consigliamo a tutti i suoi operatori la lettura del libro dell’antropologo Ugo Faretti: “Antropologia culturale, l’esperienza, l’interpretazione.” ED. Laterza Roma Bari 2000

E’ probabile che attraverso la sua lettura si possa imparare a pensare la persona di cui ci si prende cura e sulla quale per forza si deve indagare, come quella comunità di diversi (così definita da un punto di vista antropologico), che il medico deve imparare ad osservare e capire partendo dal presupposto che ogni persona porta con sé il suo vissuto, la sua cultura, la sua sofferenza, le sue capacità e i suoi limiti.

Il medico dovrebbe quindi imparare a “decentrare lo sguardo” e creare quel mondo terzo che è il mondo delle relazioni fra due mondi diversi (quelli del malato e quello del medico) fatto di dialoghi che si collegano e che permette di creare un passaggio comunicativo: è il concetto di risonanza che deve essere tenuto sempre presente , risonanza intesa come riconoscimento da parte di un soggetto degli stati emozionali che sono inerenti alle affermazioni ed enunciazioni di un altro soggetto, questo approccio potrebbe aiutare a capire fino in fondo cosa c’è dietro quella richiesta così spesso sentita:

“ Dottore mi aiuti, sto veramente male”.

E’ stato poi affermato che esiste uno stretto legame fra la scienza economica e quella sanitaria, così come esiste, ci permettiamo di dire, uno stretto legame fra politica ed economia, la regola etica vuole però che per entrambe non vi sia il predominio dell’economia, la quale deve essere sempre intesa come strumento, e mai come fine per migliorare l’uno e l’altra.

Il rischio invece del prevalere dell’economia o quanto meno del concetto del libero mercato, o meglio definito per quanto riguarda la sanità del “quasi mercato”è osservabile anche analizzando il percorso delle riforme sanitarie che si sono succedute nel tempo.

Una prima riflessione può essere fatta sulla nuova terminologia: non più USL ma dal 1992 Azienda Sanitaria Locale, e se i principi e la gestione devono essere quelle tipici e strumentali di un impresa, a quando la sua globalizzazione?

Cambiare la terminologia non sempre corrisponde ad un reale e positivo cambiamento, e così, come ci si augura che l’operatore ecologico rimanga nel suo fare sempre uno spazzino, altrimenti le strade pubbliche diventerebbero un letamaio, così si spera che il manager rimanga sempre un direttore che dirige una specificità settoriale particolare e indiscutibilmente basata sulla conoscenza diretta e professionalmente adeguata e quindi giocoforza il Manager (inglesismo che sostituisce il termine italiano dirigente) non può che essere un professionista laureato in medicina, specializzato in rapporti umani.

Ma se l’azienda diventerà sempre più impresa, se i conti dovranno essere sempre più a pareggio e forse un domani anche con una previsione di utile inteso come guadagno, a quando la scelta quale titolo di accesso alla selezione per dirigenti – Manager, la sola laurea in Economia e commercio o lauree equipollenti?

Un altro aspetto non trascurabile, e appena accennato durante il seminario, probabilmente perchè fonte di viva preoccupazione è l’ultima riforma costituzionale, la c.d. Devolution. (L.3/2001, modifiche al titolo V e il D.Lgs. 56/2000 sul federalismo fiscale).

E’ vero che allo Stato rimane la competenza sui principi in tema di sanità, ma è anche vero che spetta alle Regioni (nella loro nuova definizione costituzionale) la gestione e la erogazione delle prestazioni sanitarie e tutto ciò che ad esse è correlato.

Sorvolando sull’aspetto meramente economico e fortemente penalizzante per il meridione, viene naturale provare forte preoccupazione per ciò che ci aspetta nel futuro, e questa preoccupazione si affaccia spontanea nelle nostre riflessioni, semplicemente osservando il passato.

Un esempio per tutto: l’articolo 10 della legge 833/78 istitutiva del Distretto Sanitario, quale struttura tecnico funzionale per l’erogazione di servizi di primo livello e di pronto intervento… 27 anni fa … e nulla in Sardegna è stato fatto, ed è proprio nella sua definizione che si può comprendere come è stato impossibile e sarà impossibile affrontare nuovi cambiamenti e nuovi approcci se i Distretti non diventeranno operativi:

“Il Distretto Sanitario è una struttura operativa della ASL quale centro di servizi e prestazioni che affronta in modo unitario e globale la domanda di salute, governando i processi INTEGRATI fra le varie istituzioni”

La loro non attuazione ha significato la non attuazione di quell’approccio integrato e multidimensionale alla persona di cui tanto oggi si parla ma che sta creando molti disservizi e molta confusione, vedi per esempio l’assistenza domiciliare integrata, dove la I dell’acronimo rappresenta la parola “ infermieristica”, e quindi il cittadino si rivolge al servizio ADI della ASL 8 per avere l’infermiere e le prestazioni sanitarie a domicilio e poi lo stesso cittadino si rivolge al Comune per avere l’assistente domiciliare per tutte le prestazioni sociali, qualche volta le due figure richieste si incrociano a domicilio della persona e si scambiano un educato saluto.

Per non parlare degli inserimenti dei disabili e degli anziani in strutture riabilitative, per i quali è competente l’UVT, integrata la legge dall’operatore sociale del Comune, qualcuno deve poi spiegare il senso di questa integrazione che ha come obiettivo l’approccio multidimensionale, quando l’equipe composta da sanitari decide che per quell’anziano e/o per quel disabile è necessario un ricovero in struttura fortemente riabilitativa, che cosa può opporre quale alternativa un operatore sociale?

Non si chiede certamente alla Regione Sardegna e nella fattispecie all’assessorato Igiene e Sanità di risolvere tutti i problemi legati alla crisi del sistema del W.S, ma almeno di legiferare per quanto di sua competenza e iniziare a fornire quegli strumenti operativi necessari e fondamentali per colmare quel gap culturale accennato all’inizio.

Sicuramente la parte più interessante del seminario per attinenza teorica e metodologica con la professione sociale è quella relativa alla organizzazione e alla gestione delle risorse umane.

Dopo aver ascoltato con vivo interesse la lezione sull’organizzazione dei reparti ospedalieri, e quella sull’azienda ospedaliera G.Brotzu, viene spontaneo chiedersi quale messaggio di cambiamento in termini di miglioramento qualitativo e quantitativo è stato percepito dal cittadino –utente. E’ vero che quest’ultimo chiede alla struttura sanitaria: organizzazione, efficienza, capacità diagnostiche e/o curative ma chiede anche e fondamentalmente il rispetto della propria dignità e la umanizzazione dei rapporti.

Ma come si può pensare che questo non sia mera teoria quando in tutta la lezione si sente parlare di organizzazione efficace ed efficiente, per carità tutta condivisibile e perseguibile come obiettivo, quando ci si accorge che non viene mai pronunciata la parola PERSONA, ma solo e anche raramente la parola utente?

Sarebbe interessante ascoltare quanto viene riferito agli operatori sociali, dalle persone malate e/o dai loro familiari, nei racconti della loro sofferenza c’è sempre questo disvalore aggiunto: la sofferenza di non essere ascoltati e accolti come persone.

E allora quando, si assiste alla visita mattutina del BOSS accompagnato dallo troupe dei medici specializzandi, che entrando nella corsia , così efficacemente organizzata, chiede senza neanche guardare la persona:

“ e il 222 per che cosa è stato ricoverato?” ci si chiede dove finisce la propria dignità e dove inizia l’altrui delirio di onnipotenza.

In un’ottica di integrazione bisognerà chiedere all’anagrafe dei comuni di inserire nella carta di identità oltre al nome e cognome del cittadino anche il numero di reparto.

Non si può pensare di fare dei corsi di formazione ,come è stato detto per insegnare l’umanizzazione e il rispetto della persona, non dovrebbe esistere neanche il problema, ma dovrebbe essere esattamente il contrario: qualora l’operatore sanitario sia esso il medico, il chirurgo, il barone della medicina, sia esso l’infermiere o l’ausiliario che porta il pranzo, non siano capaci di esprimere, empatia, umanità, solidarietà, rispetto, devono essere penalizzati dalla struttura presso cui lavorano. Non si può pensare che siano necessarie delle leggi per insegnare agli uomini ad essere uomini.

Terminiamo queste brevi riflessioni con la lezione sulla gestione delle risorse umane. Interessantissima, piacevole da ascoltare e spiegata con molta competenza.

Nel complessivo discorso sulla gestione strategica delle risorse umane vengono individuate due parole chiave : IDENTITA’ E APPARTENNENZA.

Potremmo aggiungerne una terza PARTECIPAZIONE.

Ciò consentirebbe di spostare i termini dialogici da “regole per gestire il personale “ a “ regole per gestire con il personale”.

 

 

Mutuando una espressione di Maurizio Castro, Direttore delle Relazioni industriali della Elettrolux Zanussi, la stessa è adeguata e/o adeguabile alla ASL:

 

  • L’Azienda deve essere la promotrice di un ritorno a valori condivisi, persino quelli spirituali

 

Questo perché se il XX secolo si è concluso con l’esaltazione del primato della razionalizzazione, dell’homo sapiens, del progresso, il XXI si sta aprendo con nuove richieste.

Quello che stiamo vivendo sembra essere un secolo più alla ricerca di una simbiosofia intesa come saggezza del vivere insieme, un secolo dove sta nascendo pur con molte difficoltà e grandi insuccessi l’Antropoietica, intesa come coscienza individuale che va oltre l’individualità.

E’ un secolo che sta scoprendo o meglio riscoprendo l’unità e la dualità dell’essere umano, un uomo cioè che è insieme homo sapiens ma è anche homo demens, l’uomo dei miti, degli ideali, della poesia, dell’estasi, dell’amore.

Ed è a questo secondo uomo che chiediamo alla Sanità di prestare attenzione, integrando i principi rigorosamente scientifici e razionali con alcuni principi di Servizio Sociale, che potrebbero completare il quadro sanitario e trasformarlo realmente in un approccio integrato alla persona.

 

Si allegano le idee guida dell’approccio sociale (elaborate dalla scrivente) da… prestare alla Sanità.

 

IDEE GUIDA: 

RISPETTO DELLA PERSONA

Accettazione Particolarizzazione Autodeterminazione

ASCOLTO AFFETTIVO

LA QUALITA’ DELLE RELAZIONI

DA INTRA MURAS AL LAVORO VERSO L’ESTERNO 

 

PARTECIPAZIONE

Coinvolgimento

Responsabilizzazione

CRESCITA ETICA  

IL DIRITTO DI   ESISTERE

Pari opportunità Giustizia sociale                                  

DOVERE DELL’ALTRO DI FARMI ESISTERE                                                                                                          

DA EGO AD ALTER   E DA   ALTER AD EGO

 

 

Sussidarietà Amicizia Amore Solidarietà

IL   LEGAME SOCIALE IN UNA COMUNITA’APERTA 

PRIMATO DELLA DIMENSIONE SPIRITUALE E QUALITATIVA                                      

LA DIMENSIONE DEL NOI

  

 

 

 

   

 

 

dedicato a Isabella

Questo sito è dedicato alla memoria di Isabella Luconi, nata a Messina il 20 Agosto 1957, morta a Cagliari il 15 Maggio 2012. 

 

Isabella, trasferitasi nel 1972 a Cagliari da Ancona, città di origine della sua famiglia, si è diplomata al liceo Scientifico Pacinotti di Cagliari.

 

Ha conseguito il diploma di Assistente Sociale nel 1990 a Cagliari, la laurea in Scienze Sociali a Trieste nel 2004, e la laurea in Scienze Politiche a Cagliari nel 2011.

 

Ha partecipato a alcuni concorsi letterari, in Sardegna e nella Penisola, classificandosi sempre nelle prime posizioni.

 

Impegnata politicamente dall’età di 14 anni, ha militato nel Fronte della Gioventù, nel M.S.I.-D.N. e in Alleanza Nazionale.

 

E’ stata Assistente Sociale nel Comune di Assemini dal 1992.

Sposata nel 1979 con Roberto Aledda, hanno avuto un figlio, Marco.

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© Roberto Aledda robertoaledda@tiscali.it