isabella luconi
isabella luconi

UN GIULLARE UN PO’ BRILLO

 

 

DESTINATARIO :L’INFINITO IMMENSO, VIA DEL PARADISO 1

 

OGGETTO : CRONACA DI UN DOLORE E DI UNA SPERANZA

 

MITTENTTE : UN GIULLARE UN PO’ BRILLO

 

 

Era una sera buia e piovosa, un giullare un po’ brillo camminava confuso e distratto, cercava risposte ai tanti perché, voleva capire e dare un senso a quel camminare distratto che lo trascinava lungo i sentieri della vita. Ma ecco improvviso un’arco di luce, in un baleno il sole spuntò, e il giullare un po’ brillo sorrise contento, e pensò soddisfatto che da quel momento lo avrebbe chiamato arcobaleno.

Continuò il suo cammino forse ancora distratto ma meno confuso, e ad un tratto vide in lontananza un uomo solo e stanco, aveva freddo quell’uomo e nulla e nessuno potevano scaldarlo, tutto ciò che possedeva era un cappello di lana, ma la neve si posava sul suo viso e si scioglieva gelando il suo il cuore. Povero uomo, pensò il giullare un po’ brillo, che fare, che dire, il freddo era tanto in quella montagna, poi però l’uomo sorrise e calò il suo cappello sopra il suo viso.

E il giullare un po’ brillo sorrise contento, e pensò soddisfatto che da quel momento lo avrebbe chiamato passamontagna.

Ecco, è così semplice, ad ogni cosa il suo nome, forse non è così complicato dare un senso a questa vita, basta dare ascolto al cuore e l’armonia dell’universo con la sua infinita semplicità può ricamare dentro l’anima pensieri d’amore, e con questi pensieri il giullare un po’ brillo continuò il suo cammino, non era più distratto e neanche confuso, voleva solo arrivare in quella città dove gli avevano detto che c’era bisogno di Lui e dei suoi pensieri d’amore.

Il passo era veloce perché il cuore era leggero e in un momento arrivò alle porte della città. Che strano silenzio, con cautela socchiuse la porta, sperando di sentire il rumore della vita, ma in quella città non c’era più nulla, né vita , né gioia ma solo macerie e solo dolore, e le pietre rosse di sangue urlavano nel vento una sola parola, intensa breve e senza speranza, odio - odio urlavano le pietre e l’eco di quella parola si disperdeva nelle anime lacere e senza amore. E il giullare un po’ brillo, cercava e cercava disperato un’altra parola che al suo cuore stanco desse conforto, ma nulla trovò, piangeva il giullare un po’ brillo e singhiozzava su quelle macerie e cercava e cercava ma nulla trovava, spostava le pietre, asciugava il sangue, cercava la vita e trovava la morte. In quel silenzio carico di dolore incontrò un bimbo, avrebbe voluto prenderlo per mano e portarlo via con se se, ma quel bimbo non aveva più braccia, era seduto immobile sopra una pietra, non parlava e il suo silenzio era carico di odio e di morte, ma un’’altro piccolo bimbo gli tirò la giacca per richiamare la sua attenzione, e saltellando su una gamba sola lo accompagnò lontano da quelle macerie in un cortile dove era fermo un gruppo di bimbi, soli, muti, senza sorriso. Dov’è nascosto il vostro sorriso pensò il giullare un po’ brillo come posso aiutarvi si chiedeva sconsolato, che fare che dire, nulla nessuno poteva aiutarli. Ma forse lui poteva, era il suo mestiere far ridere le persone, e d’un tratto s’animò, cominciò a tirar fuori le palline colorate,il suo mandolino e iniziò a cantare una storiella per farli sorridere.

Ma i piccoli bimbi rimanevano sempre muti e senza sorriso e ad un tratto il giullare un po’ brillo capì perchè non ridevano, non sapevano cos’era il sorriso, nella loro piccola vita avevano visto solo la morte e mai l’amore non conoscevano l’allegria non sapevano che il cuore serve per amare . E il giullare un po’ brillo li baciò ad uno ad uno e pianse su quelle piccole teste e levò il viso verso il cielo per cercare conforto ma vide solo bagliori di fuoco e spirali di fumo e ancora quella parola così piccola e così forte odio- odio soltanto odio e morte e distruzione e violenza su quelle piccole vite.

Ma ecco ad un tratto vide la luce poteva ancora sperare, certo poteva farcela bastava togliere una sillaba e dall’ O-Dio sarebbe nato l’immenso.

Il giullare un po’ brillo raccolse quell’unica sillaba e la disperse nel vento della vita, urlò la sua gioia e sorrise contento, e tremula e incerta sui visi dei bimbi apparve una piccola smorfia, assomigliava ad un sorriso, il giullare un po’ brillo lo raccolse, lo accarezzò e lo mise dentro il suo cuore.

 

RISPOSTA

 

Addio giullare un po’ brillo, continua il tuo cammino, cerca altri bimbi e disperdi nel vento quella piccola sillaba fino a quando non ne rimanga mai più traccia e ogni bimbo possa tornare a sorridere senza paura. Io ti accompagnerò nel tuo cammino.

 

                                                              L’infinito immenso

 

dedicato a Isabella

Questo sito è dedicato alla memoria di Isabella Luconi, nata a Messina il 20 Agosto 1957, morta a Cagliari il 15 Maggio 2012. 

 

Isabella, trasferitasi nel 1972 a Cagliari da Ancona, città di origine della sua famiglia, si è diplomata al liceo Scientifico Pacinotti di Cagliari.

 

Ha conseguito il diploma di Assistente Sociale nel 1990 a Cagliari, la laurea in Scienze Sociali a Trieste nel 2004, e la laurea in Scienze Politiche a Cagliari nel 2011.

 

Ha partecipato a alcuni concorsi letterari, in Sardegna e nella Penisola, classificandosi sempre nelle prime posizioni.

 

Impegnata politicamente dall’età di 14 anni, ha militato nel Fronte della Gioventù, nel M.S.I.-D.N. e in Alleanza Nazionale.

 

E’ stata Assistente Sociale nel Comune di Assemini dal 1992.

Sposata nel 1979 con Roberto Aledda, hanno avuto un figlio, Marco.

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© Roberto Aledda robertoaledda@tiscali.it