isabella luconi
isabella luconi

Scriviamo insieme un “Manifesto”    

 

 Classificata 3^ al Concorso letterario sul Futurismo di Castiglione della Pescaia (Arezzo) - anno 2009

 

Premessa

 

È ben strano scrivere un saggio sul futurismo, in un’epoca in cui ideologie e passioni sono solo ricordi.

Diversi anni fa la globalizzazione decretò la bancarotta delle ideologie, e molti azionisti si sono ritrovati in mano solo carta straccia, senza più nessun valore.

Li ho visti errare sbalorditi e smarriti, con le loro emozioni, con le loro passioni cercando un porto sicuro al quale approdare, qualcuno si è ripreso e ha comprato altre azioni molto più fruttifere, quelle degli interessi personali.

Altri non hanno saputo né voluto rinunciare a ciò che aveva rappresentato la loro vita, e hanno continuato a vagare come barboni in cerca di una spiegazione per dare un senso a questa triste realtà.

A loro è dedicata questa riflessione sul futurismo, sul suo significato,e sulla sua eterna attualità, al di là della rivoluzione del senso estetico che esso ha rappresentato.

 

  

FILIPPO

 

Filippo Tommaso Marinetti nasce ad Alessandria D’Egitto il 22 dicembre 1876,

Nel 1909, anno in cui pubblica sul giornale francese Le Figaro il suo manifesto, ha 33 anni. È il più vecchio di tutti i futuristi.

>Strano fatto per chi esaltò la giovinezza e i suoi ardori.

 

Non nasce in Italia, ed è culturalmente figlio francese.

>Strano fatto per chi fu uno dei più accesi patrioti del suo tempo.

 

Tutti i manifesti del futurismo sono racchiusi in undici punti, numero che Marinetti considerava scaramantico.

>Strano fatto per uno spirito libero ma che non riuscì a fare a meno della superstizione

 

Si innamorò perdutamente cedendo a quel sentimentalismo che tanto aveva combattuto

>Strano fatto per chi considerava la donna un mezzo di piacere.

 

Queste però non sono contraddizioni,ma aspetti di una personalità eclettica tutta concentrata in quello sguardo spiritato che scrutava il mondo attraverso due occhi che assomigliano a due spilli perforanti.

 

Se così non fosse non sarebbe stato un uomo.

 

Oggi la nostra modernità lo avrebbe rinchiuso dentro una struttura          psichiatrica, con una probabile diagnosi di schizofrenia, per quel suo rifiuto della realtà che lo circondava.

Buon per lui che non è nato in questa nostra società considerata moderna, ma la cui modernità impallidisce di fronte a quello spirito futurista che fu Marinetti.

L’ Italia dei Cesari non ha nessun antecedente paragonabile a ciò che fu e a ciò che fece Il nostro Filippo

Nulla di simile nella storia passata e nulla di paragonabile in quella futura.

Merita a questo proposito una riflessione quel filone di pensiero che ha fatto un tentativo di confronto fra futurismo e globalizzazione, quest’ ultima intesa come rifiuto delle regole passatiste.

 

Mai bestemmia culturale più feroce fu pronunciata.

 

  

La globalizzazione è l’annientamento dell’uomo, della sua idealità della sua

capacità di governare la realtà per trasformarla secondo il suo pensiero e la sua azione.

La modernità della globalizzazione è un fattore endogeno e autodistruttivo che governa gli input della società nella quale viviamo

Mentre la modernità nel futurismo non è l’accezione volgare di ciò che non è passato, ma è il volo dello spirito,oltre i confini dello spirito stesso, è il momento della ideazione della natività, della risposta al perchè si nasce e del perchè si vive.

 

Ogni aspetto dell’arte e della creatività viene trasformato ai ritmi accelerati del futurismo che nasce in un periodo storico in cui le scoperte scientifiche e tecnologiche diedero nuovi impulsi alla produzione e contribuirono a cambiare il volto della vecchia società borghese.

Il nuovo credo del futurismo è la religione della velocità legata ad una nuova divinità: la macchina.

 

 

 

La pittura e la scultura

 

I pittori futuristi si proclamano “selvaggi moderni dallo sguardo incorrotto, liberi di far cantare e urlare sulle tele le loro emozioni”.

 

Ogni parola usata è la rappresentazione del loro credo:

 

> selvaggi moderni : la modernità non è una evoluzione dal passato ma è una specifica prerogativa insita nell’uomo e che nasce con l’uomo stesso.

 

> lo sguardo incorrotto: la corruzione è l’arte del passato, statica piena di fronzoli, lo sguardo del futurista non si lascia abbindolare dalle tradizioni

 

> liberi : solo nella libertà dell’essere in quanto essere si può essere veramente liberi, persino la “liberte” della rivoluzione francese impallidisce di fronte a questo modo di intendere la libertà.

 

> cantare e urlare sulle tele le emozioni: la tela è l’immagine dell’audacia dell’uomo, è l’audacia stessa.

 

  

La Musica

 

I suoni puri sono superati per dare spazio al “suono rumore”

Il rumore è suono, ritmo, velocità, quella velocità dei veicoli che i futuristi volevano moltiplicare fino ad incendiarli come zolfanelli per la violenza dell’attrito sull’aria.

 

L’architettura

 

I futuristi esaltano la bellezza nuova del cemento e del ferro. La città futurista si espande in verticale con i grattacieli chiamati grattanuvole.

Di fronte a queste nuove costruzioni ancora oggi si rimane smarriti nell’osservali, è l’infinito che diventa finito, i confini sono quelli che l’uomo gli dà, l’infinito che non è governabile viene incanalato in spazi che sembrano momenti di libertà dalla materia. Non è rintracciabile nulla di simile neanche nella più moderna architettura.

 

La letteratura

 

Non il verso libero ma parole in libertà.

Il manifesto tecnico della letteratura futurista è un capolavoro rivoluzionario, ma a differenza delle rivoluzioni le quali una volta cessate ripristinano il vecchio regime, la letteratura futurista è una sfida permanete all’obsoleto, allo statico, attraverso quel mezzo che solo l’uomo possiede e che deve usare perché solo così potrà penetrare le cose del modo e riavvicinarle all’uomo.

 

Volevano uccidere la luna.

 

  

FILIPPO E BENITO

 

Storia di una amicizia che li vide nemici.

Già nell’aspetto fisico sono rappresentanti di due personalità completamente diverse.

Uno magro scattante, personificazione di quella accelerazione che avrebbe dovuto guidare il mondo

L’altro massiccio solido, personificazione di quella sicurezza alla quale affidare le sorti del mondo.

Simile in entrambi lo sguardo: attento perforante catturante,era come se volessero entrare nelle cose della vita per modificarle a loro piacimento.

Simile la loro origine politica, entrambi socialisti entrambi defezionisti da quel movimento che non li poteva certo rappresentare.

Scrive Benito (1902-1904) :

“ il socialismo è un vasto movimento pietista, non l’avanguardia vigile del proletariato, ma una accolita di malcontenti, con alcuni vanitosi già compromessi con la borghesia che li usano proprio per far naufragare il socialismo”

Scrive Filippo nel 1910 un programma rivoluzionario diretto a tutto il mondo operaio stimolando all’insurrezione contro il peso enorme della macchina sociale, e accusando anarchici e socialisti riformatori di una azione eccessivamente prudente

Idealità l’uno, azione l’altro. Complementari e opposti si attraggono e si respingono in continuazione.

Entrambi però si stimano e riconoscono all’altro capacità e meriti.

Uno laureato in legge l’altro semplice maestro, entrambi hanno iniziato con la passione per la poesia.

Nel 1909 Filippo ha già esternato il suo credo, Benito ce l’ha ancora in embrione.

Sono insieme alla manifestazione alla scala contro Bissolati e sono ancora insieme il 23 marzo 1919 in piazza San Sepolcro,all’adunata milanese durante la quale nacquero i fasci di combattimento.

Filippo si candida nel listone fascista ma non viene eletto.

Benito lo nomina 1° accademico d’Italia

Filippo-Benito rivoluzionari ed antiborghesi due uomini e una sola idea :

Filippo teorizzò una rivolta dell’azione sulla contemplazione

Benito fece dell’azione politica la sua bandiera

Entrambi vissero credendo in una idea.

 

  

FASCISMO E FUTURISMO

 

Ma il fascismo fu futurismo?

 

La passione per l’azione e la convinzione che era necessario cambiare quel mondo borghese hanno spesso portato ad identificare fascismo e futurismo, La cultura nata dalle forze antifasciste con la sua condanna al fascismo ha impedito per decenni che il futurismo fosse valutato per le sue caratteristiche e le sue specificità.

E probabilmente è per questo motivo che solo recentemente si è cominciato a capire che cosa è stato il futurismo, e quale straordinaria innovazione ha portato in tutti gli ambiti della cultura e dell’arte.

E’ solo nel momento in cui Filippo elabora l’idea di fondare un partito futurista nel 1918, che si attenua il fermento artistico e quella idealizzazione del movimento, facendo scorgere quella aderenza alla realtà sociale per la quale possiamo individuare alcuni punti di contatto con il primo fascismo San Sepolcrino.

Ma le attinenze finiscono qui.

Molti punti dei due programmi, quello futurista del 1918 e quello dei fasci di combattimento del 1919 sono simili, qualcuno persino identico.

Ma si coglie la diversità nel substrato ontologico.

Il programma dei fasci di combattimento è un programma innovativo dal punto di vista sociale e politico ma è fortemente radicato nella realtà politica,e mira ad una cambiamento strutturale delle istituzioni e delle leggi.

Il programma del partito futurista italiano è anch’esso un programma innovativo ma è fortemente proiettato in una realtà futura completamente diversa da quella nella quale vive.

Entrambi però sono assolutamente attuali.

Basti pensare all’abolizione del senato, alla riforma tributaria attuata con una imposta straordinaria sul capitale ( oggi è del 12% mentre quella sul lavoro dipendente è del 43%).

Alla partecipazione dei lavoratori all’impresa ( art 46 della costituzione) alla riforma della burocrazia intesa come sua abolizione(ancora oggi dichiarata negli intenti ma non attuata)

l’abolizione dell’esercito per ristabilire l’ordine ( al contrario di quello che viene proposto oggi).

la parificazione dell’eguale lavoro delle mercedi femminili ( solo oggi ottenute con le pari opportunità)

la trasformazione della beneficenza in assistenza e previdenza sociale ( si dovuto aspettare il 2005 per avere una legge sulla assistenza)

E sempre rimanendo in tema di modernità entrambi i movimenti avevano capito l’importanza della propaganda adottando alcune metodologia pubblicitarie, che i mass media moderni, si attribuiscono con molta prosopopea, come loro invenzione.

Pensiamo al volantinaggio che fecero i futuristi adottando un foglio colorato senza contenuto, o allo sforzo che il fascismo profuse nella capillarizzazione dei messaggi, dai quaderni Balilla con il decalogo dell’era fascista alle cartoline raffiguranti il Duce

Pensiamo alla rivista illustrata del Popolo d’Italia con le copertine futuriste di Garretto e le illustrazioni di Sironi.

 

Pensiamo al teatro:

 

Il fascismo cercò di alimentare un teatro popolare con oltre duemila compagnie filodrammatiche che aderirono all’opera nazionale del dopolavoro.

Istituì il sabato teatrale e i c.d. carri di Tespi che si rifacevano alla tradizione del teatro viaggiante e avevano lo scopo di raggiungere i paesi più sperduti.

Il futurismo adottò il teatro quale veicolo principale per la diffusione del movimento organizzando in un teatro affittato le c.d. serate futuriste.

Ne “le basi” il sipario si alza all’altezza delle gambe per demistificare la gestualità delle mani, mentre nel “non c’è un cane “ lo scenario si apre su di una via deserta e non accade veramente nulla.

 

In comune hanno però solo l’idea della veicolabilità dei messaggi attraverso il teatro, ma per il fascismo il teatro era la versione popolare del pensiero fascista, per il futurismo è la rappresentazione della rottura con il teatro nazionale, che il fascismo voleva rappresentare.

 

  • noi fascisti non abbiamo dottrine precostituite, la nostra dottrina è il fatto
  • noi futuristi non siamo e non saremo mai profetisti.

 

Entrambi volevano un futuro dominato da loro, ma le strade per conquistare questo futuro divennero con il tempo sempre più diverse come naturalmente doveva accadere in quanto il fascismo è stato una rivoluzione politica il futurismo una rivoluzione artistica.

 

  

Il 20 febbraio 2009 il futurismo compie 100 anni. Un secolo.

 

  

FUTURISMO

1909 – 2009 : UNA IDEOLOGIA GLOBALE

RIATTACCARE-BATTERSI-RESISTERE

INDIETREGGIARE MAI

 

 

E in questo secolo l’accelerazione tanto auspicata dal movimento futurista ha portato alla distruzione della società in cui viviamo.

Filippo sarebbe inorridito di fronte all’uso che l’uomo ha fatto delle sue potenzialità, della sua audacia, del suo coraggio.

 

“Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerarietà”

 

Ma il canto si è tramutato in un orrendo suono che lacera le orecchie di quegli uomini che sono diventati come le macchine che tu esaltavi.

Ma questi stessi uomini non hanno capito il senso della velocità, come tu la raccontavi nei tuoi manifesti.

 

Era la velocità delle idee,delle passioni, dei sogni senza confine, non ci rimane molto per poter ancora sognare, per poter ancora “marciare e non marcire”, e con un pizzico di passatismo, quello stesso che tu hai tanto combattuto,provo a scrivere il manifesto del terzo millennio…in 11 punti:

 

 1)    noi vogliamo esaltare lo spirito e la capacità dell’uomo di distinguersi dall’animale che è dentro ognuno di noi.

2)    noi vogliamo amare noi stessi, più di ogni cosa, perché solo così si può amare gli altri

3)    noi vogliamo esaltare il merito e la capacità per metterla al servizio di tutti coloro che non sono in grado di agire.

4)    noi vogliamo esaltare l’onestà, perché si possa tornare a suggellare un patto con una stretta di mano.

5)    noi vogliamo esaltare il coraggio, perchè i vili smettano di perseguitare i deboli.

6)    noi vogliamo esaltare la patria perché è il grembo dal quale siamo nati

7)    noi vogliamo esaltare la lealtà verso gli altri perchè il nostro ricordo rimanga nel cuore dei sopravvissuti.

8)    noi vogliamo esaltare l’amore, quale forza propulsiva che è alla base dei destini del mondo.

9)     noi vogliamo esaltare il lavoro, quale momento dove l’uomo può realizzare se stesso.

10)                     noi vogliamo credere nella forza delle idee, nella forza delle passioni, nella forza della coerenza.

11)                     noi vogliamo combattere questo mondo globalizzato, retorico, bugiardo, arrivista, un mondo senza anima, senza valori senza principi per esaltare lo spirito che trascende la materia e piega al suo volere il destino della umanità.

 

 CIAO FILIPPO,

TU VOLEVI UCCIDERE LA LUNA, L’ABBIAMO FATTO NOI, MA NON COME VOLEVI TU.

 

dedicato a Isabella

Questo sito è dedicato alla memoria di Isabella Luconi, nata a Messina il 20 Agosto 1957, morta a Cagliari il 15 Maggio 2012. 

 

Isabella, trasferitasi nel 1972 a Cagliari da Ancona, città di origine della sua famiglia, si è diplomata al liceo Scientifico Pacinotti di Cagliari.

 

Ha conseguito il diploma di Assistente Sociale nel 1990 a Cagliari, la laurea in Scienze Sociali a Trieste nel 2004, e la laurea in Scienze Politiche a Cagliari nel 2011.

 

Ha partecipato a alcuni concorsi letterari, in Sardegna e nella Penisola, classificandosi sempre nelle prime posizioni.

 

Impegnata politicamente dall’età di 14 anni, ha militato nel Fronte della Gioventù, nel M.S.I.-D.N. e in Alleanza Nazionale.

 

E’ stata Assistente Sociale nel Comune di Assemini dal 1992.

Sposata nel 1979 con Roberto Aledda, hanno avuto un figlio, Marco.

Stampa | Mappa del sito
© Roberto Aledda robertoaledda@tiscali.it